"Abbiamo colpito un aereo di Kiev, ci hanno detto i nostri capi: pensavamo di affrontare i piloti ucraini atterrati con il paracadute e ci siamo imbattuti nei cadaveri dei civili". Questa la testimonianza, riportata dal Corriere della Sera, di un miliziano filorusso, sull'abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines in Ucraina orientale. Una testimonianza che rilancia le responsabilità dei separatisti per la tragedia. Il testimone, scrive il quotidiano milanese, farebbe parte della brigata filorussa Oplot. Altri miliziani, invece, raccontano un'altra verità, già sostenuta da Mosca. Ovvero, che l'abbattimento non è opera loro, in quanto non hanno missili in grado di raggiungere l'altezza di un volo di linea e che probabilmente il responsabile è un aereo di Kiev. Di diverso avviso il miliziano intervistato, che afferma che giovedì scorso i comandanti delle forze filorusse hanno ordinato a lui e ai suoi compagni di salire su camion con armi e munizioni poco dopo un grosso scoppio nel cielo. "Abbiamo colpito un aereo dei fascisti di Kiev, ci hanno detto", aggiungendo di fare attenzione per la possibile presenza di soldati che si sarebbero paracadutati. Invece, continua, arrivato sul posto "ho visto brandelli di tela e ho trovato il corpo di una bambina. E' stato terribile".

LE VITTIME - Nel frattempo, i cadaveri dei passeggeri recuperati nell'aerea dello schianto hanno raggiunto, a bordo di un treno, la città di Kharkiv. Da qui, dopo le autopsie in presenza degli osservatori internazionali e l'identificazione, partiranno alla volta dell'Olanda (il volo era partito da Amsterdam, direzione Kuala Lumpur) per essere riconsegnati alle famiglie.

LE SCATOLE NERE - Quanto alle scatole nere, i ribelli filorussi hanno annunciato di averle recuperate e consegnate agli esperti della compagnia aerea per le analisi di rito, utili a fare chiarezza su quanto effettivamente avvenuto nei cieli al confine tra Ucraina e Russia.
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