Bloccati a più di un chilometro dall'uscita, hanno cercato rifugio nell'unica "camera" che conteneva qualche bombola di ossigeno. Hanno respirato a turno qualche sorso di ossigeno, con la disperata speranza di essere raggiunti dai soccorritori prima che fosse troppo tardi. Ma i soccorritori non sono arrivati. Questa la struggente storia di quattordici minatori morti assieme a centinaia di colleghi nella miniera di Soma, in Turchia. A raccontarla, all'indomani della tragedia, il giornale Hurriyet. I minatori, come gran parte delle vittime, sono stati trovati cadaveri, accasciati, gli uni sugli altri. La loro storia conferma le accuse mosse da tanti in Turchia a imprese private e governo, per le carenti misure di sicurezza nelle miniere del paese. In quella di Soma, ad esempio, che impiega 6500 minatori, esiste una sola "sala sicura", che si è rivelata ben poco sicura. I modelli obbligatori nelle miniere dei paesi occidentali - scrive oggi la stampa turca - dispongono di kit di sopravvivenza e telefono, devono poter ospitare fino a 40 persone, garantendo cibo, acqua e ossigeno per un mese. Quella di Soma invece ha prolungato solo di pochi minuti le vite dei minatori intrappolati. Soltanto in pochi paesi, rileva ancora Hurriyet, con la Turchia il Pakistan e l'Afghanistan, non sono obbligatorie. Ma certo richiedono un investimento da parte dei proprietari. Da 80mila dollari quelle per 12 persone, a 250mila quelle che possono salvare 40 minatori. Soldi non spesi che hanno trasformato un incidente in una strage.
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