Tommy è il primate che ha vissuto tutta la vita prigioniero in una gabbia a Gloversville, nello stato di New York. L'avvocato Steven Wise, il gruppo per i diritti degli animali Nonhuman Rights Project (Nhrp) e l'esperta legale Elizabeth Stein, hanno presentato un procedimento davanti alla Corte Suprema della contea di Fultom chiedendo che il loro 'assistito' venga riconosciuto come una persona giuridica, e per questo si ponga fine alla sua 'prigionia'. In un documento di 106 pagine, è racchiuso un resoconto dettagliato dell'isolamento "in una piccola e umida gabbia di cemento dove è confinato Tommy". Una storia venuta fuori già diversi mesi fa. Il movimento Nonhuman Rights Project sta lavorando da anni al progetto: l'obiettivo del gruppo, che si appella al principio dell"habeas corpus', è quello di chiedere la fine dello stato di cattività degli animali per considerarli persone giuridiche come gli esseri umani. Secondo loro infatti, il mantenimento in cattività di bestie con abilità cognitive avanzate come gli scimpanzé equivale alla schiavitù. "Come gli esseri umani - si legge ancora nel documento - gli scimpanzé soffrono per non essere in grado di soddisfare le loro esigenze o di muoversi come vogliono". Quello che Tommy forse non sa è di essere entrato nella storia come il primo primate che ha citato in giudizio un essere umano nel tentativo di conquistare la propria libertà.
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