Oggi ha dovuto rivivere in aula il terrore di quella notte, il 20 ottobre scorso, quando lui, Alex Galbiati, e il suo amico e compagno di stanza Joele Leotta, entrambi ventenni e residenti nel Lecchese, sono stati picchiati a sangue con una mazza, una scopa, un palo, una maniglia, calci, pugni. Joele è morto, lui era rimasto ferito. 100 le lesioni trovate sul corpo della giovane vittima dall'autopsia.

In tribunale a Maidstone (Regno Unito) è ricominciato il processo agli aggressori. Alex, che ha raccontato come insieme a Joele fosse andato nel Kent per trovare delle opportunità di lavoro (uno come lavapiatti, l'altro come cameriere al ristorante Vesuvius), ha parlato dietro un paravento, che lo copriva dal pubblico e dai quattro imputati, cittadini di nazionalità lituana fra i 21 e i 30 anni: Aleksandras Zuravliovas, 26 anni; Tomas Gelezinis, 31; Saulius Tamoliunas, 24 e il 21enne Linas Zidonis. Nella sua deposizione - che continuerà domani e nei prossimi giorni - ha detto che prima del 20 ottobre già qualcuno aveva cercato di forzare la porta della loro camera da letto.

Nei filmati mostrati ai giudici, si è vista la stanza in cui è avvenuto il pestaggio, con sangue su tutte le pareti e per terra, ed è stata fatta ascoltare la telefonata che Alex ha fatto al numero di emergenza: chiedeva aiuto in inglese, ripeteva l'indirizzo di casa, diceva di voler parlare con la polizia. E dai rumori che si avvertivano in sottofondo l'aggressione era ancora in corso. I quattro lituani, però, continuano a proclamarsi innocenti.
© Riproduzione riservata