Soffre di schizofrenia, prende dei medicinali e sul palco è stato tradito dall'emozione. Questa la giustificazione che il 34enne Thamsanqa Jantjie ha dato al quotidiano Star dopo che tutto il mondo ha parlato di lui definendolo un "fake", un impostore. L'uomo è l'interprete del linguaggio dei sordomuti che durante la cerimonia di saluto a Nelson Mandela ha compiuto gesti senza alcun senso, facendo scoppiare un caso internazionale, con migliaia di proteste e col risultato che nessun sordomuto ha potuto capire cosa gli ospiti stessero dicendo. Sul palco, ha spiegato, ha avuto un attacco e ha cominciato a sentire voci, ad avere allucinazioni: "Non potevo farci nulla, ero solo in una situazione molto pericolosa. Ho cercato di controllarmi e di non mostrare ciò che stava accadendo, mi dispiace molto". Perché non ha abbandonato il palco? "Mi sentivo addosso una grande responsabilità, la vita è ingiusta, questa malattia è ingiusta".

C'è però un punto oscuro nella vicenda: in un'intervista a Talk Radio 702, emittente sudafricana, Jantjie si era definito soddisfatto della sua prestazione. "Credo di essere stato un campione della lingua dei segni", ha detto.

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