La Sardegna è tra le regioni meno virtuose d'Italia per quanto riguarda le conseguenze della burocrazia sulla ripresa economica e sulle imprese.

Secondo Antonio Matzutzi, presidente regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, quello della burocrazia, nell'Isola, "è un peso ingombrante, opprimente, quasi schiacciante" che "attraverso leggi, leggine, scartoffie, regolamenti, cavilli, decreti, formulari e riforme, interferisce, rallenta o blocca la maggior parte dei bandi, concorsi, provvedimenti e atti a sfavore di aziende, imprenditori, dipendenti, produzioni e sviluppo economico".

Negli ultimi anni, aggiunge, la Regione ha compiuto notevoli passi avanti "per tagliare tempi, carte e certificazioni, il più delle volte inutili e già nelle disponibilità delle Amministrazioni", ma i numeri dell’Isola parlano chiaro: "3.806 giorni per arrivare al termine di un processo tributario e 1.378 per vedere la conclusione di uno civile, 65 per essere pagati dalla Pubblica Amministrazione, 4 anni e mezzo, in media, per vedere conclusa un’opera pubblica, senza tener conto, per esempio, della lunghezza delle code negli uffici, dell’esiguità della pratiche svolte on line, dei tentativi di corruzione o dell’indice della qualità del governo di un territorio".

Il conto di tutto questo? "Salatissimo: in media circa 7mila euro a impresa, secondo calcoli nazionali di 3 anni fa".

Quello della burocrazia nostrana, "che pone l’Isola al 6° posto nazionale, dopo Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia, è un fardello descritto nel rapporto 'Indice Confartigianato della

Burocrazia per regione', realizzato dall’Osservatorio di Confartigianato per le MPI".

"Il Burosauro, nonostante le buone intenzioni di ogni Governo, nazionale o regionale appena insediato – prosegue Matzutzi – da sempre ha trovato in Italia l’habitat ideale per sopravvivere e rigenerarsi, anche attraverso l’accrescimento e la moltiplicazione delle competenze delle Amministrazioni, degli Enti e di ogni pubblico ufficio. A queste problematiche poi si aggiunge la 'burocrazia difensiva', ovvero la paura di sbagliare di un funzionario, dirigente o dipendente di fronte all’interpretazione di una norma, che di fatto blocca o rallenta tutto".

Ma la soluzione esiste: "Di leggi anti-burocrazia ne esistono anche troppe, bisogna soltanto applicarle, farle rispettare, controllarne l’effetto e verificare il risultato percepito dalle imprese. Non c’è bisogno di fare nuove leggi, bisogna solo far funzionare quelle che esistono anche potenziando le competenze e l’'orientamento all’utente' dei funzionari pubblici. Insomma, per abbattere questo mostro bisogna semplificare la semplificazione".

(Unioneonline/s.s.)
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