Il Governo rischia di spaccarsi sul tema delle cosiddette "pensioni d'oro".

A innescare la miccia è stato un intervento di Alberto Brambilla, consigliere economico del segretario della Lega Matteo Salvini, che ha espresso parere negativo sulla proposta di legge presentata alla Camera.

Un testo che prevede il ricalcolo contributivo delle pensioni sopra i 4mila euro netti al mese, ovvero quota 80mila euro lordi l'anno.

Per Brambilla, invece, sarebbe opportuno chiedere, piuttosto, un "contributo straordinario di solidarietà" di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l'occupazione di giovani, over 50 e donne.

Sempre per il consulente del Carroccio, inoltre, gli eventuali tagli alle pensioni d'oro andrebbero ad incidere al 70% nel Nord Italia, creando quindi malcontento nelle roccaforti elettorali leghiste. Di qui l'ipotesi di dietrofront.

Quanto basta per innescare tensioni, anche se il capo politico del Movimento 5 Stelle, in visita in Egitto, fa spallucce: "Il taglio delle pensioni d'oro è nel contratto di governo. Dunque si va avanti".

In questo scenario arrivano anche gli strali delle altre forze politiche.

"Pensioni, sforamento 3%, flat tax, reddito di cittadinanza. Il governo gialloverde è diviso su tutto. Dopo i ripetuti annunci di Di Maio, gli italiani resteranno a bocca asciutta e capiranno finalmente il bluff di questo esecutivo", ha dichiarato la capogruppo alla Camera di Forza Italia Mariastella Gelmini.

"È auspicabile che si alzi un coro di voci, forte e risoluto, contro la scempiaggine demagogica del ricalcolo retroattivo", ha detto invece Cesare Damiano del Partito democratico. "Sia che si tratti di contributi che di età pensionabile, non c'è nulla di più rischioso e iniquo: se passa questo principio, la barriera dei 4.000 euro mensili sarà rapidamente sfondata per racimolare risorse e si toccheranno anche le pensioni più basse, quelle degli operai".

(Unioneonline/l.f.)
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