In attesa che l'Unione Europea raggiunga un accordo definitivo per la Web Tax, con i due ministri dell'Economia Tria e l'omologo francese La Maire decisi a riuscirci entro l'anno, giganti dell'hi-tech come Apple, Facebook, Amazon, Google e Tripadvisor riescono ancora una volta a contenere il prelievo fiscale in gran parte dei Paesi europei in cui operano e realizzano ricavi record.

Basti pensare che per il 2017 il conto complessivo delle tasse che questi giganti con giri d'affari miliardari pagherà al nostro fisco si ferma a poco più di 14mln di euro.

La ragione? Questi big mondiali registrano nel nostro Paese - come in altre nazioni europee - solo una parte dei loro ricavi, tenendo la componente più cospicua al riparo da controlli e tassazione nei generosi paradisi fiscali.

E nonostante l'aumento dei controlli e la minaccia sempre più concreta di una Web Tax che sani il problema, a oggi solo il fondatore di Facebook, già nel mirino per la vicenda Cambridge Analytica e con una notifica dalla Guardia di Finanza per 300mln di euro di entrate non dichiarate, ha promesso che per il prossimo anno fiscale inserirà nel bilancio italiano quanto realmente guadagna nel nostro Paese.

Tant'è, per ora, però, la cifra di 14mln di euro di tasse non sembra credibile, se si pensa che questi big controllano una fetta importante del mercato pubblicitario di internet - più di 2 miliardi di euro - grazie al controllo dei dati di profilazione dei loro utenti. Ma di questi introiti non resta traccia, almeno in gran parte dei Paesi europei, e nemmeno la possibilità di tassarli.

(Unioneonline/b.m.)
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