Export sardo in crisi nei primi tre mesi dell'anno.

A lanciare l'allarme è la Cna regionale, che in un suo report ha evidenziato che nel periodo tra gennaio a marzo 2018 le esportazioni di prodotti dell'Isola sono diminuite del 15%: da 265 a 226 milioni di euro (nello stesso periodo il 2017 avevano invece registrato una crescita del 63%).

Considerando anche il settore petrolifero, la contrazione risulta invece più limitata, pari al 7%: da 1,37 a 1,27 miliardi di euro.

Lo studio della Confederazione nazionale dell'artigiano mostra che, oltre alla crisi dell'agroalimentare (-4,2%), un settore strategico come quello della lavorazione dei metalli ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un calo del 23% dell'export (nel primo trimestre del 2017 aveva registrato un +169%).

Un dato che l'associazione di categoria considera "preoccupante": "il settore della lavorazione del metallo, che dopo quello petrolifero rappresenta la seconda voce per valore dell'export complessivo della Sardegna, si caratterizza attualmente per una eccessiva concentrazione tipologica", fanno sapere Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna.

"Nella nostra regione ben il 95% dell'export ricade sui comparti delle armi e munizioni, metalli di base e altri prodotti che vengono esportati per la maggior parte in soli tre Paesi, Spagna, Regno Unito e Arabia Saudita. In Italia, viceversa, la quota di export dei primi tre comparti è il 60%. Questa circostanza espone l'industria sarda a rischi eccessivi, sia di carattere geopolitico, sia di rischio d'impresa (minacce di delocalizzazione e vertenze industriali)", hanno concluso.

L'unica nota positiva è rappresentata invece dalla ripresa del settore chimico che, nel primo trimestre dell'anno in corso, ha incrementato le esportazioni del +38% (in tutto il 2017 il settore si era espanso di quasi il 57%).

(Unioneonline/F)

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