Alcuni sommelier e il giornalista enogastronomo Angelo Concas hanno partecipato in serata, in una delle sale "in" delle Cantine Argiolas di Serdiana, alla presentazione del Nasco prodotto dal 2009 al 2017, gli anni di rilancio del grande vino che rischiava di scomparire e che invece nel Campidano di Cagliari sta conoscendo il suo nuovo momento magico con una produzione, nel 2017, di 100mila litri fra le cantine del Parteolla, della Trexenta e di altri enopoli della zona.

Un vino che oggi ha davvero conquistato i palati più fini. A presentarli, facendo gli onori di casa, l'enologo delle Cantine Argiolas Mariano Murru, presente il direttore del laboratorio Barbara Pinna.

Uno dopo l'altro, a ritroso, sono stati presentati agli esperti i vini prodotti dal 2017 sino come detto al 2009. Quasi un defilé con elegantissime bottiglie e calici. Il tutto nell'ambito di cantine aperte che ha fatto registrare migliaia di visitatori.

Il Nasco rischiava come detto di scomparire dopo aver conosciuto momenti di straordinario fascino persino nel 1800 con tappe a Parigi e Vienna. Poi soprattutto negli anni Settanta e Ottanta la crisi che ha quasi annullato la produzione di quello che era stato il vino del Campidano per eccellenza assieme alla malvasia.

Mariano Murru, enologo
Mariano Murru, enologo
Mariano Murru, enologo

Chiamato anche con i sinonimi più antichi quali Nascu, Nusco e Ogu de arrana, una delle prime citazioni di questo vitigno risale al 1802, l'Azuni infatti dice: "Il vino più apprezzato è quello che si chiama Nasco: colore ambrato generoso e con un gusto soave, riempie la bocca di sentori deliziosi, che lascia un retrogusto di una dolcezza non meno piacevoli", mentre il Moris lo definisce " Vitis vinifera "amabilis". Eppure nonostante tutte queste considerazioni positive sul vino il vitigno nasco sembrava destinato a scomparire.

"Così - racconta l'enologo Murru - nasce in azienda il desiderio di valorizzare questo vitigno noto e amato nella sua versione passita che non consente di aumentare la produzione visto che i passiti anche se apprezzati hanno comunque un consumo limitato. È così che inizia lo studio del vitigno Nasco per capire come ottenere da un vitigno antico un prodotto moderno e piacevole che valorizzi le caratteristiche del Nasco stesso. Ed oggi a Cantine aperte, il Nasco Iselis ha entusiasmato tutti.
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