Mentre la formazione di un governo alla guida del Paese è ancora in alto mare, il Consiglio dei ministri ha approvato il Def-Documento di Economia e finanza per il 2018.

Nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito al Cdm, il premier uscente Paolo Gentiloni ha affermato che il provvedimento è "a politiche invariate: non contiene parti programmatiche e riforme che spettano al prossimo governo" e "fotografa la situazione tendenziale dalla quale emerge un quadro positivo".

È stato poi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a dettagliare i contenuti del Def.

Secondo una stima prudente nel 2018, il Prodotto interno lordo italiano crescerà dell'1,5%, l'anno prossimo dell'1,4% mentre nel 2020 del 1,3%.

''Le misure strutturali fanno ritenere che il Pil possa andare - ha affermato il ministro - almeno al 2%. Non è numero del Def ma che io personalmente pongo alla considerazione, naturalmente a patto che le misure intraprese siano confermate e rafforzate''.

Il debito, invece, si attesterà al 130,8% del Pil nel 2018; nel 2019 scenderà al 128% e nel 2020 al 124,7%. Il deficit del 2018, invece, si collocherà all'1,6% del Pil.

Tra gli elementi positivi citati da Padoan, "lo spread rispetto alla Spagna si è ulteriormente ristretto e il sistema bancario non è più un fattore di rischio come veniva paventato. Il quadro complessivo è di stabilità crescente e deve essere ulteriormente rafforzato".

Restano invece drammatici i dati relativi alle disuguaglianze: per il ministro, "la diseguaglianza è aumentata. È una delle conseguenze più drammatiche della crisi, e deve essere oggetto di strategie di politiche economiche e sociali da subito".

(Unioneonline/F)

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