Altro che punto debole, il sardo si candida a trasformarsi in valore aggiunto. Gli addetti ai lavori ne sono certi: nell'agroalimentare come nel turismo, la limba può diventare elemento prezioso per promuovere la Sardegna come un pacchetto completo, fatto di paesaggi, sapori, tradizioni, qualità e, ovviamente, parole.

IL PATRIMONIO - "Dobbiamo dimenticarci gli stereotipi che affiancano la Sardegna solamente a pecore e formaggio, né tanto meno vergognarci nel presentarci alla clientela con il nostro idioma sulle etichette - dice Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti -. Lentamente lo stanno capendo anche le nostre aziende che hanno fatto della terminologia sarda un vanto per le produzioni e in certi casi una firma di tendenza".

E non lo dicono solo gli hypster affiancati ai nostri pastori nello spot di successo di una birra. Alcuni esempi virtuosi fatti in passato hanno infatti tracciato la strada dell'identitarietà dei prodotti sardi anche davanti ai mercati extraregionali e stranieri.

IL RICHIAMO - "Fortunatamente non abbiamo mai trasformato il termine sebadas in panzerotti, o culurgiones in ravioli - osserva Saba - ed è innegabile che la parola pistoccu sia ormai conosciuta in tutta Italia. Questo a dimostrazione che il senso di appartenenza che lega la qualità di un prodotto al suo nome tradizionale può trovare enormi sbocchi di mercato".

"Oggi, non a caso, molte aziende vitivinicole si presentano ai consumatori con nomi che richiamano i vocaboli regionali".

LA SCELTA - Riccardo Monti, direttore creativo e partner dell'agenzia di comunicazione Addv Dmcs, spiega i perché di un potenziale successo nell'imbastire una strategia di marketing sulla lingua sarda.

"Serve solo molta attenzione nell'individuare le parole giuste da utilizzare e quelle invece da evitare. La scelta sbagliata potrebbe infatti tagliare una fetta della clientela incapace di comprendere il messaggio; un termine semplice, orecchiabile può comunque suggestionare positivamente l'utente regalando quell'idea di genuinità e provenienza del prodotto che si vuole vendere".

IL TERRITORIO - Ma la Sardegna da promuovere oltre Tirreno è anche ambiente e paesaggio. Mare, spiagge, foreste e montagne da valorizzare con l'uso della limba. "I tempi sono maturi per un approccio diverso alle nostre tradizioni - conferma Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi -. La metà dei vacanzieri che arriva in Sardegna è straniera, spesso disinteressata alle differenze tra italiano e sardo".

"Ma non lo sarebbe se legasse una terminologia dialettale a un'esperienza di viaggio completa. È la nuova sfida del turismo: far vivere il territorio a 360 gradi. Un'avventura che deve andare oltre il dormire e il mangiare, ma immergere il cliente in una terra meravigliosa, da scoprire anche attraverso gli idiomi locali".
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