L'analisi del Censis sulla situazione economico-sociale in Italia parla di un Paese che si rimette in moto grazie a una ripresa "che c'è", ma che lascia i propri cittadini abbandonarsi sempre di più al rancore, perché - dicono dall'istituto di ricerca - "persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura", come per esempio "il rimpicciolimento demografico, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell'occupazione che penalizza l'ex ceto medio".

Insomma, "l'immaginario collettivo ha perso la forza propulsiva di una volta e non c'è un'agenda sociale condivisa. Ecco perché risentimento e nostalgia condizionano la domanda politica di chi è rimasto indietro".

Il rapporto poi evidenzia alcuni dati, come la distribuzione non omogenea del "dividendo sociale della ripresa economica": l'87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare pensa che sia "difficile salire nella scala sociale, come l'83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto benestante".

INDICE DI POVERTÀ - Sono oltre 1,6 milioni le famiglie che nel 2016 sono in condizioni di povertà assoluta, con un boom del +96,7% rispetto al periodo pre-crisi, si legge ancora nel rapporto.

Gli individui in povertà assoluta sono 4,7 milioni, con un incremento del 165% rispetto al 2007.

Tali dinamiche incrementali hanno coinvolto tutte le aree geografiche, con un'intensità maggiore al Centro (+126%) e al Sud (+100%).

Il boom della povertà assoluta rinvia a una molteplicità di ragioni, ma in primo luogo alle difficoltà occupazionali, visto che tra le persone in cerca di lavoro coloro che sono in povertà assoluta sono pari al 23,2%.

Il fenomeno ha una relazione inversa con l'età: nel 2016 si passa dal 12,5% tra i minori (+2,6% negli ultimi tre anni) al 10% tra i millennial (+1,3%), al 7,3% tra i baby boomer, al 3,8% tra gli anziani (-1,3%).

La povertà assoluta ha l'incidenza più elevata tra le famiglie con tre o più figli minori (il 26,8%, +8,5%).

I dati mostrano un altro trend il cui potenziale sviluppo può avere gravi implicazioni nel futuro: l'etnicizzazione della povertà assoluta.

Nel 2016 il 25,7% delle famiglie straniere è in condizioni di povertà assoluta contro il 4,4% delle famiglie italiane, mentre nel 2013 erano rispettivamente il 23,8% e il 5,1%.

PIL RIVISTO AL RIBASSO - Nel terzo trimestre del 2017 il Pil è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,7% nei confronti del terzo trimestre del 2016.

A rilevarlo è l'Istat, che ritocca al ribasso della stima preliminare diffusa il 14 novembre 2017 scorso, che presentava aumento dello 0,5% sui tre mesi e dell'1,8% sull'anno.

Rispetto al trimestre precendente tutti i principali aggregati della domanda interna registrano aumenti, con una crescita dello 0,3% dei consumi finali nazionali e del 3,0% gli investimenti fissi lordi.

Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dell'1,2% e dell'1,6%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito alla crescita del Pil per 0,7 punti percentuali (+0,5 gli investimenti fissi lordi, +0,2 i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private e un apporto nullo della spesa della pubblica amministrazione).

La variazione delle scorte ha fornito un contribuito negativo (-0,5 punti percentuali), mentre quello della domanda estera netta è stato positivo (+0,2 punti).

Rispetto al trimestre precedente, conclude il rapporto Istat, si registrano andamenti positivi per il valore aggiunto dell'industria (+1,3%) e dei servizi (+0,1%), mentre il valore aggiunto dell'agricoltura è diminuito del 3,6%.

(Redazione Online/m.c.)
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