La nota positiva, dicono gli agricoltori, è che il grande caldo almeno ha tenuto alla larga la temibile mosca olearia, acerrima nemica dell'ulivo e calamità tra le più temute in campagna. Sicché, nonostante la lunga siccità e le alte temperature abbiano condizionato lo sviluppo dei frutti e la quantità della produzione, sembra invece salva la bontà delle olive.

"Condizioni come l'assenza di piogge e le tante giornate in cui il termometro è andato oltre i trenta gradi hanno determinato la devitalizzazione delle uova di questo pericoloso insetto - spiega Tonino Selis, direttore del servizio Sviluppo filiere vegetali di Laore -. Aver scongiurato questo attacco ha senz'altro salvaguardato la qualità delle olive". Magari di piccola pezzatura ma sane, integre e ricche di polifenoli.

QUALITÀ E PREZZO - Un sollievo, nonostante tutto, per un comparto che ormai da anni è ben rappresentato ai concorsi nazionali, con diversi produttori che portano a casa premi importanti.

Eppure nell'Isola l'importazione di olio dai mercati nazionali ed esteri supera tre volte la produzione (che si attesta su 85 mila quintali l'anno). Il prezzo stracciato di certi prodotti sugli scaffali vince sulla qualità, tutto qui. Ma questa è un'altra storia.

RACCOLTA ANTICIPATA - È ancora presto, avvisano da Laore, per fare un bilancio della campagna olearia in Sardegna.

E mentre ovunque nell'Isola viene avviata la raccolta in anticipo sui tempi (in genere si cominciava a novembre), dai territori arrivano notizie di un calo della produzione più o meno accentuato. Così, se nel Parteolla si registra un -75% sul raccolto delle olive da frantoio e -50% su quelle da tavola, in Ogliastra si prevede un calo del 40%.

A SECCO DA GENNAIO - "La varietà ogliastrina da noi coltivata è tardiva rispetto alle altre, per cui cominciamo comunque la raccolta a fine ottobre. In ogni caso - dice Piertonio Cuboni, vicepresidente della cooperativa piccoli proprietari e coltivatori d'Ogliastra che riunisce 260 soci di quattordici comuni - quella che doveva essere un'annata buona, dopo la stagione nera del 2016, si è rivelata negativa a causa della siccità e del caldo eccezionale".

Da queste parti non piove da ben dieci mesi. "A parte sporadici acquazzoni, esattamente dal 18 gennaio - puntualizza Cuboni -. Una calamità che, unita al caldo, ha condizionato la crescita delle olive: dopo una fioritura eccezionale, infatti, a giugno le piante erano già molto stressate e c'è stata una massiccia caduta dei piccoli frutti". Da qui la produzione ridotta, "ma la qualità dovrebbe essere buona".

NESSUN FRUTTO BACATO - È quel che dicono da Alghero dove Giuseppe Fois, olivicoltore di quarta generazione, gestisce l'Accademia olearia srl, l'azienda di famiglia che cura 200 ettari con 25 mila piante.

"Noi abbiamo già cominciato la raccolta, visto che le piogge tanto attese non sono arrivate. Doveva essere un'annata da ricordare positivamente ma, con l'andamento climatico che ha condizionato lo sviluppo dei frutti, la produzione sarà più o meno quella dell'anno scorso. Un aspetto positivo, però, c'è stato: l'assenza degli attacchi della mosca olearia. Le olive sono piccole e con poca polpa, ma sono integre".

PIANTE SALVATE - Fosse solo il problema del calo di produzione. Figurarsi che a Seneghe, nel Montiferru, c'è stato un momento in cui hanno addirittura pensato che gli ulivi non sarebbero sopravvissuti a tanta calura e a tale siccità.

"Meno male che ci sono stati tre temporali fra agosto e settembre: è bastato per salvare le nostre piante", dice Salvatore Solinas, presidente dell'oleificio sociale cooperativo che riunisce 360 soci. È successo che gli ulivi si sono ripresi, "e i frutti rimasti sono cresciuti bene. Cominceremo la raccolta la prossima settimana e prevediamo il dieci per cento in più della produzione del 2016, che comunque non era stata buona. In ogni caso, la qualità sarà eccellente".

Piera Serusi

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