Quattordicimila lavoratori, la metà dei quali schiavi del precariato. Il comparto delle telecomunicazioni in Sardegna cerca di raccogliere i cocci dopo gli anni d'oro di inizi Duemila quando aziende e call-center si contavano a decine nell'Isola e i contratti offerti garantivano tutele oggi quasi ovunque dimenticate.

Un bilancio grigio fatto ieri mattina al Lazzaretto di Cagliari, nel corso del dibattito organizzato dalla Slc Cgil in occasione della Festa della Cgil della Camera del Lavoro.

ESERCITO DI LAVORATORI - "Il destino di migliaia di lavoratori sardi è ormai legato alle strategie delle grandi aziende che decidono o meno di restare sul nostro territorio - ha spiegato il segretario Slc regionale, Roberto Camarra - solo la presenza di infrastrutture all'avanguardia, come la rete diffusa della Banda ultralarga, potranno invogliare i colossi della telecomunicazione a investire sui nostri lavoratori".

Nel mentre le aziende rimaste, soprattutto quelle specializzate nei servizi di call-center, proseguono in una serrata corsa alla razionalizzazione dei costi. "Sempre più impegnate a fare spezzatini al proprio interno - ha denunciato il responsabile della Slc Cgil per il Sud Sardegna, Antonello Marongiu - attraverso cessioni di rami d'azienda che contribuiscono a diminuire il numero dei dipendenti diretti e ad alimentare realtà contrattuali spesso ricontrattate al ribasso, trascinando nel medesimo ribasso i salari e i diritti conquistati negli anni".

IL FUTURO - Qualcosa tuttavia deve cambiare nel mondo dei call-center, dove gli ultraquarantenni costituiscono il 61% della forza lavoro, spesso trasformando in vere occupazioni lavori accettati anni prima come impieghi temporanei in attesa di qualcosa di più stabile. "Stiamo lavorando a un sviluppo tecnologico che interessi tutta la regione", ha assicurato durante il suo intervento l'assessore regionale all'Industria Virginia Mura. "Puntiamo alla diffusione della fibra nelle zone interne dell'Isola, ma anche una revisione del catalogo delle competenze professionali".

© Riproduzione riservata