Sgravi previdenziali per le aziende che aiuteranno i lavoratori a conciliare famiglia e professione. Il decreto a doppia firma dei ministri di Economia e Lavoro ha sbloccato 110 milioni di euro da distribuire nei prossimi due anni alle imprese che agevoleranno l'alternanza casa-lavoro dei dipendenti realizzando asili nido o spazi gioco aziendali, oppure incrementando i congedi parentali o il trasferimento di buoni per l'acquisto di servizi di cura o baby sitting.

FORMAZIONE - Ma non solo, tra le misure incluse dagli incentivi figurano anche percorsi formativi per favorire il rientro dal congedo di maternità, la cessione solidale dei permessi e orari di lavoro flessibili, sia in entrata che in uscita, con particolare attenzione verso i contratti part-time. Novità che sembrano accontentare tutti: datori di lavoro, dipendenti e sindacati. Questi ultimi più che soddisfatti per il ruolo riconosciuto nell'iter di concessione degli sgravi, a beneficio solo delle imprese che hanno precedentemente siglato accordi con i rappresentanti dei lavoratori.

I SINDACATI - «La conciliazione tra famiglia e lavoro è diventato un tema centrale delle politiche contrattuali moderne - spiega Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl - ed è naturale sia materia di pertinenza sindacale. La società è ormai spaccata in due: c'è chi non lavora e chi lavora troppo perché deve compensare gli organici ridotti all'osso. Ecco perché l'intreccio tra impegni famigliari e professionali deve essere sempre più aiutato dalle stesse aziende».

SPIRITO GIUSTO - Per i sindacati, lo spirito incarnato dalle nuove norme è quello giusto. Non abbastanza però da spazzare alcune perplessità. «Prima di tutto vogliamo aspettare la circolare dell'Inps - avverte Fulvia Murru, rappresentante della Uil - che potrebbe porre limiti di reddito ai lavoratori aventi diritto. Poi dobbiamo capire quanto dureranno le risorse stanziate, troppo esigue secondo noi per soddisfare le tante richieste che arriveranno nei prossimi due anni».

CAUTELA - Dalla segreteria della Cgil, Caterina Cocco accoglie con prudenza il decreto ministeriale: «È senz'altro apprezzabile che vengano investite risorse sul tema della conciliazione famiglia-lavoro. Tutti gli accordi volti a migliorare le condizioni di lavoro dentro un quadro di contrattazione che coinvolge i sindacati sono positivi, ma sarebbe altrettanto importante venissero potenziati anche i servizi pubblici di cura e genitorialità che rispondono a un bisogno collettivo. Si tratta infatti di un provvedimento del quale beneficeranno aziende e lavoratori mentre resta purtroppo aperto il problema delle tante donne disoccupate che, anche per l'assenza di servizi e asili nido, faticano a entrare nel mercato del lavoro. L'auspicio della Cgil è che si prosegua con altre azioni e nuovi investimenti sul welfare pubblico e non solo su quello aziendale».
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