In sciopero: da martedì, salvo novità clamorose, i notai che aderiscono al sindacato Sisn terranno chiusi gli studi per quattro giorni.

"Per la prima volta nella storia", sottolinea in un comunicato il presidente nazionale del Sisn, il sardo Edoardo Mulas Pellerano (studi a Oristano e Cagliari, in via Mameli).

E certo quella dei notai italiani è una categoria che non è facile immaginare per strada, fra striscioni e slogan, ed è anzi percepita come protetta e privilegiata.

Obiettivo delle rivendicazioni: la legge sulla concorrenza che, approvata in senato il mese scorso, prevede un raddoppio delle sedi notarili.

A spiegare cosa succede è Paolo Emilio Pasolini, studio a Monserrato, presidente del consiglio notarile dei distretti riuniti di Cagliari, Lanusei e Oristano.

Il vostro è lo sciopero di una categoria di privilegiati che difende il numero chiuso?

"È lo sciopero di un comparto che funziona bene e stupisce vedere così colpito. Non sono a rischio solo i nostri interessi ma quelli dei cittadini".

Non esagera?

"Prendiamo una categoria qualsiasi (che so: ingegneri, giornalisti...) e immaginiamo una legge che raddoppi o triplichi in numero di chi esercita quella data professione: il contraccolpo sarebbe fortissimo, si scardina una professione. E quella dei notai è una categoria in difficoltà".

Addirittura? Fino a qualche anno fa avevate un reddito medio al di sopra dei 200 mila euro l'anno...

"Quelle cifre sono drammaticamente cambiate con la crisi del mercato immobiliare e in seguito ad alcune norme come quella che ci ha tolto l'esclusiva sui passaggi di proprietà delle auto. Faccio un esempio personale: io ne facevo circa mille all'anno, ora ne faccio 12. Il mio non è un grande studio: ho due dipendenti. Immagini cosa significa perdere mille pratiche l'anno".

Cinque anni fa il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, da senatore vi definì "vicini al potere economico, alle banche, ai costruttori": una lobby potente.

"Alle ultime nostre manifestazioni Lannutti era al nostro fianco: ha imparato a conoscerci meglio. Ha capito, per esempio, che noi siamo un cuscinetto fra il cittadino e le banche. Quanto al potere, proprio cinque anni fa la famosa "lenzuolata" di Bersani ha abrogato le tariffe: oggi ogni studio fa il suo prezzo, col risultato che il cliente prima di scegliere a chi rivolgersi confronta le varie offerte e si è scatenata una corsa al ribasso che, a Cagliari, ha praticamente portato al default un paio di grossi studi. Non è uno scherzo: siamo piccole aziende, fallire significa lasciare per strada gente che ha sulle spalle figli e mutui".

È vero che oggi la gran parte dei notai, in Italia, guadagna meno di 3.000 euro netti al mese?

"I più piccoli sì. Nel nostro distretto le nuove leve sono soprattutto donne: giovani, preparate, bravissime, lavorano tantissimo, fanno una marea di chilometri perché coprono sedi distanti, squagliano una macchina nuova in due anni. Ma non guadagnano certo quanto i notai delle generazioni precedenti, quelli che hanno studi grandi, con 15-20 dipendenti, non due o cinque come la gran parte degli studi. Infatti non è più una professione tanto ambita: dei miei tre figli, per dire, nessuno intende seguire la mia strada. Il calo dei praticanti nell'ultimo anno è stato spaventoso, si sono ridotti a un terzo. Qui rischiamo tra qualche anno di ritrovarci senza notai. Soprattutto nelle zone economicamente meno interessanti. Le nuove disposizioni sono...".

... punitive?

"Ma non tanto per noi: per il cittadino. Tutti parlano di scopiazzare il sistema britannico ma nessuno dice che è molto meno conveniente: se vuoi comprare una casa a Londra devi affidarti a un avvocato, e a uno bravo. Quanto ti costa? I Paesi in cui esiste un notariato (e sono il 67 per cento, e fra questi Germania, Francia, Spagna, fino a Russia e Cina) rendono più accessibili a tutti certi servizi. E c'è meno contenzioso".

Però in altri Paesi, per esempio in Spagna, le tariffe notarili per la compravendita di una casa sono molto più basse che in Italia.

"Non conosco la situazione all'estero. Da noi le cifre sono connesse al valore dell'immobile. E non sono poi così care rispetto ad altri soggetti coinvolti. Gli agenti immobiliari, per esempio, prendono fra il 2,5 e il 3 per cento del valore da ciascuna delle parti. Nelle nostre parcelle, in più, imposte a parte, una grossa quota va alla nostra cassa previdenziale".

Insomma, non vi sono rimasti molti privilegi...

"Uno sì: il lavoro non te lo devi andare a cercare. Questo perché finora ciascuna sede notarile è legata specificamente a un territorio, anche a quelli economicamente meno vantaggiosi. Mentre con la liberalizzazione si vuole scardinare proprio questo rapporto tra notaio e territorio: ecco perché parlo di rischio per le zone più svantaggiate. Con la nuova norma si incoraggia i professionisti a lavorare dove c'è più mercato, cioè nelle città più vivaci, sguarnendo i territori più deboli".

Marco Noce

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