Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al Def (il Documento di economia e finanza per il 2017) e alla cosiddetta "manovrina" da 3,4 miliardi, richiesta da Bruxelles per correggere i conti pubblici.

Il governo rivede leggermente a rialzo l'aumento del Pil per l'anno in corso (+1,1% contro l’1% stimato finora). Aumento che si prevede sarà dell'1% nel 2018 e anche nel 2019, "con un'impennata poi nel 2020", come ha spiegato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Il titolare del Tesoro ha parlato di "previsioni conservative che auspicabilmente saranno riviste verso l’alto". "Avremo sorprese positive, questa è la mia convinzione", ha quindi commentato, sottolineando che le cifre attuali sono dovute all'impatto di una "politica fiscale particolarmente stringente".

Il rapporto debito-Pil, invece, "si stabilizza attorno al valore dell'anno scorso, i numeri saranno disponibili domani, un risultato molto importante, ottenuto anche in assenza di inflazione", ha precisato il ministro in conferenza stampa con il premier Paolo Gentiloni.

Quanto al deficit, lo stesso Gentiloni ha dichiarato che "c'è una curva di riduzione dal 3% del 2014 al 2,1% che presumibilmente ci sarà quest'anno".

Nel provvedimento ci sono "la correzione dei conti dello 0,2%, le misure per il terremoto e altri interventi per la crescita", prosegue il premier, citando "un piano di investimenti da 47.5 miliardi di euro fino al 2032" (da tradurre in decreto).

I segnali lanciati dall'esecutivo sono dunque rassicuranti, sostiene il presidente del Consiglio, perché "abbiamo i conti in ordine e li abbiamo non aumentando le tasse ma accompagnando il risanamento con misure di sviluppo e crescita".

Il dettaglio dei provvedimenti sarà reso noto nei prossimi giorni. Ma Padoan ha comunque richiamato "l'efficientamento della raccolta delle entrate tributarie, in particolare delle imposte indirette". Mentre "le misure di tagli di spesa sono ancora non ben definite".

Ma il Def include anche il Piano nazionale di riforme (Pnr), in cui - dice il ministro dell'Economia - "vengono ribaditi i pilastri dell'agenda di riforme strutturali del governo con la contrattazione decentrata, la legge sulla concorrenza, la lotta alla povertà, le privatizzazioni, oltre che le riforme di giustizia civile e amministrative importanti per la crescita".
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