Le dichiarazioni ufficiali non ne fanno menzione. Ma per risolvere la situazione di Alitalia si prospetta una garanzia pubblica, attraverso l'intervento della Cassa depositi e prestiti (Cdp).

Una garanzia che servirebbe a coprire metà dei circa 400 milioni necessari a rifinanziare la compagnia: quelli che dovrebbero versare le due banche azioniste, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Con l'altra parte che arriverebbe invece dagli emiri di Etihad (soci al 49%).

L'intervento statale sarebbe stato richiesto proprio dai due istituti di credito, dubbiosi sull'effettiva riuscita del piano industriale presentato dall'amministratore delegato Cramer Ball. La liquidità della Cdp dovrebbe confluire senza violare le norme europee sugli aiuti di stato, sulla falsariga di quanto previsto per l'Ilva.

D'altra parte, se non verrà presto rifinanziata, tra qualche settimana Alitalia si troverà senza la liquidità necessaria a far volare gli aerei e pagare gli stipendi.

Perciò si sta correndo ai ripari. E le stesse banche hanno sostenuto l'ingresso di Luigi Gubitosi nel cda della compagnia. Gubitosi dovrebbe infatti diventare il prossimo presidente operativo, con deleghe (ancora da decidere) che sarebbero sottratte proprio a Ball.

Intanto, non si placano le discussioni sul nuovo piano industriale della società aerea. Ieri l'incontro tra i ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio (Sviluppo economico e Trasporti), i vertici di Alitalia e i sindacati si è rivelato "interlocutorio" e si è concluso con la convocazione di una serie di tavoli tecnici per i prossimi 15 giorni.

Il piano di Alitalia prevede 2.037 esuberi di terra, più 800 circa tra il personale di volo, e un taglio medio degli stipendi pari al 31%. Aspetti su cui le organizzazioni sindacali sono pronte a dar battaglia, mentre confermano lo sciopero di 24 ore indetto per il 5 aprile.
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