Via libera al quesito referendario sull'abolizione dei voucher e a quello per la responsabilità solidale negli appalti. Bocciato invece il quesito sull'articolo 18.

Al termine dell'odierna camera di consiglio, la Corte Costituzionale si è espressa sulle proposte di referendum avanzate dalla Cgil con la raccolta di oltre 3 milioni di firme.

ARTICOLO 18, FUMATA NERA - Ma se su buoni lavoro e appalti il giudizio è positivo, la Consulta ha sbarrato la strada all'interrogativo che proponeva la cancellazione delle norme del Jobs Act in materia di licenziamenti illegittimi. Norme che attualmente prevedono il pagamento di un indennizzo anziché il reintegro sul posto di lavoro.

In particolare, il sindacato chiedeva che fosse ripristinata la "tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende al di sopra dei cinque dipendenti".

Come già sottolineato nei giorni scorsi da diversi osservatori, il quesito sembrava però essere propositivo e non abrogativo. Perché non si limitava a cancellare la norma introdotta dal Jobs Act ma ne creava di fatto una nuova, estendendo le tutele dell'articolo 18 a tutte le aziende dai cinque dipendenti in su (soglia in precedenza prevista solo in agricoltura).

Prima dell'arrivo del Jobs Act, il reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato era infatti disposto solo per le imprese con oltre 15 dipendenti: al di sotto di tale dimensione aziendale, era previsto il risarcimento.

I VOUCHER - Tra di due quesiti ammessi dalla Consulta, il più importante è sicuramente quello sui voucher, cioè i buoni lavoro da 10 euro lordi che servono a retribuire il lavoro accessorio.

Con il referendum si chiederà ai cittadini di abrogare le regole oggi in vigore. Anche se il governo ha già reso noto di voler intervenire su questa materia: "L'obiettivo – ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti – è ricondurre i voucher alla funzione per i quali erano stati disegnati, ovvero dare copertura previdenziale e assicurativa alle attività occasionali, portandole fuori dal lavoro nero". L'intervento dell'esecutivo potrebbe quindi "disinnescare" questo referendum.

Dai 15 milioni del 2011 ai 115 milioni del 2015, l'uso dei voucher è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni, a un tasso medio del 64%. Ma se le percentuali sono impressionanti, lo sono meno i valori assoluti: nel corso del 2015 i buoni sono stati infatti percepiti da meno del 10% dei dipendenti e risultano pari allo 0,23% del costo totale del lavoro dipendente privato.

Secondo i più recenti numeri comunicati dall'Inps, nel periodo gennaio-ottobre 2016 ne sono stati venduti 121,5 milioni, con un incremento del 32,3% rispetto allo stesso periodo del 2015 (quando la crescita era stata pari al 67,6%).

GLI APPALTI - L'altro quesito ammesso dai giudici costituzionali interviene infine sulla legge Biagi del 2003, che aveva cancellato la responsabilità solidale della prima società appaltante nei confronti di quella sub appaltatrice. Un principio che – a parere della Cgil – lascia il lavoratore privo di tutele nel caso in cui l'ultima impresa della catena delle responsabilità non possa o non voglia pagare il dovuto.

CAMUSSO: "LIBERARE IL LAVORO" - "Inizia una campagna elettorale, che sarà grande e impegnativa - ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso - il nostro slogan, che è anche il nostro obiettivo, è liberare il lavoro. E non c'è modo di liberarlo senza diritti".

I quesiti referendari, ha aggiunto Camusso, "non riguardano questioni marginali, bensì fenomeni che riguardano milioni di lavoratori in Italia".

Per Camusso i voucher sono "uno strumemto malato" e "da azzerare". Il loro utilizzo - ha precisato - dovrebbe comunque "presupporre l\'esistenza di un contratto".

La numero uno Cgil ha anche detto che, per quanto riguarda la bocciatura del referendum sull'articolo 18, il sindacato sta valutando l'ipotesi di ricorrere alla Corte europea, "perché - ha spiegato - siamo convinti di aver rispettato le regole".
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