Il primo test dell’Europa nell’era post-Brexit, è andato bene. La tanto temuta vittoria del partito antisistema e euroscettico nelle elezioni spagnole non è avvenuta. Podemos, il partito guidato da Pablo Iglesias, ha perso quasi un milione di voti e non ha neanche sorpassato il Partito socialista dei lavoratori. I prossimi giorni, però, saranno quelli delle risposte europee all'uscita del Regno Unito dall'Ue, utili a testare le capacità dei leader di saper prendere delle decisioni in grado di rasserenare i mercati e di tracciare un futuro credibile per le istituzioni europee.

VERTICE TRA MERKEL, HOLLANDE E RENZI - I leader dei tre grandi Stati fondatori dell’Unione europea - Francia, Germania e Italia - si sono incontrati oggi pomeriggio a Berlino.

Data l’eccezionalità degli eventi questa formazione potrebbe prendere il nome de "il triumvirato per salvare l’Europa". Vedremo quello che riusciranno a fare e se la politica interna a ciascun paese non faccia perdere di vista l’obiettivo principale: salvare l’Europa. Gli attriti si potrebbero presentare, dato il colore dei governi che si incontreranno. La Francia è guidata dal socialista François Hollande e l’Italia ha come presidente del Consiglio Matteo Renzi. Entrambi fanno parte della famiglia socialista europea, come d’altronde è una parte del governo di grosse koalition guidato da Angela Merkel.

Nessuno vuole fare un regalo all’altro e questa è l'insidia maggiore. Questa mattina Merkel ha comunque dato la direzione al Consiglio europeo di domani. La cancelliera ha dichiarato: "Se il governo britannico avrà bisogno di un tempo ragionevole per analizzare la questione, noi lo rispetteremo". Questa dichiarazione va letta con quella del portavoce della cancelleria, Steffen Seibert: "È escluso ogni tipo di interlocuzione informale con il Regno Unito su questioni riguardanti il Brexit". È un segnale chiaro agli inglesi: non detterete voi le regole per la vostra uscita e dovete fare tutto al più presto.

IL CONSIGLIO EUROPEO - Intanto, al Consiglio Europeo convocato per domani e mercoledì ci si aspetta che il premier dimissionario britannico, David Cameron, notifichi ufficialmente i risultati del referendum.

Una richiesta avanzata dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, cui preme diradare in fretta il clima di incertezza sul futuro dell'Europa.

Ma, purtroppo per lui, Cameron ha fatto sapere che non notificherà i risultati e che il processo previsto dall’articolo 50 del Trattato europeo non prenderà il largo.

Resta dunque da capire quale sarà la capacità di pressione degli europei sul premier inglese che vuole aspettare il cambio della guardia al numero 10 di Downing Street.

Le borse continuano a temere una lunga fase di transizione e lasciare passare l’estate senza sapere cosa sarà del Regno Unito non è il massimo.

L'iter fissato dall'Articolo 50, che prevede il recesso unilaterale di uno Stato dall’Unione, ha una durata minima di due anni, ma gli esperti prevedono che la durata sarà di cinque anni nel migliore dei casi. Una passione troppo lunga.

AIUTI DI STATO PER TUTELARE IL CREDITO IN ITALIA? - Le risposte alla crisi potrebbero arrivare almeno sul piano economico, sia in Europa che in Italia. Gli spread sono lontani dai massimi del 2011, quando nell’estate toccarono i 600 punti base, ma il vento soffia forte sulle borse. Milano ha perso oggi il 4%, tirata giù dai titoli bancari.

Al Consiglio Europeo il premier Matteo Renzi potrebbe parlare di aiuti di stato alle banche.

Il Trattato europeo prevede all’articolo 107 che gli aiuti di Stato siano compatibili con l’economia di mercato nel caso in cui si debba fare fronte a eventi eccezionali. Il piano di cui si è accennato in questi giorni tra palazzo Chigi e il ministero delle Finanze, prevederebbe delle garanzie pubbliche fornite agli istituti bancari più colpiti dai ribassi ingiustificati, o anche un intervento diretto dello Stato nel capitale degli istituti. Tutto però verrebbe fatto a prezzi di mercato.

Edoardo Garibaldi
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