Cala la fiducia dei consumatori rispetto al mese di aprile, e anche le imprese (sebbene il loro indice di fiducia salga) non vedono un futuro roseo.

I dati diramati oggi dall'Istat (Istituto nazionale di statistica) danno questo quadro sul clima di fiducia complessivo di imprese e consumatori.

FIDUCIA DEI CONSUMATORI IN CALO - Se prendessimo il 2010 come anno zero, anno prima della crisi del debito pubblico e della lettera della Troika al presidente del Consiglio di allora, Silvio Berlusconi, vedremmo che la fiducia dei consumatori è cresciuta da 100 a 114,1. Rispetto ad aprile, però, è in calo a 112,7. Le famiglie, per quanto pensino di poter risparmiare di più domani, hanno peggiorato la loro situazione economica e compreranno beni di consumo durevoli oggi (auto, e grossi elettrodomestici) ma non saranno pronti a farlo domani. Può questo avere ripercussioni sulle imprese?

CONSUMATORI E IMPRESE - Le imprese e i consumatori sono legati a filo unico, dunque sì, ci sono ripercussioni. Se i consumatori non pensano di acquistare domani beni durevoli, le imprese non gioiscono. Gli imprenditori, infatti, per produrre hanno bisogno di tempo e si basano su come andrà il mercato domani. Se i consumatori prevedono di comprare di meno domani, le aziende dovranno produrre di meno oggi, e viceversa.

FIDUCIA DELLE IMPRESE IN LIEVE AUMENTO - L’indice di fiducia generalizzato delle imprese è in lieve miglioramento da aprile a maggio: passa infatti da 102,7 a 103,4. Ma è un miglioramento davvero modesto. Le imprese manifatturiere peggiorano i giudizi sugli ordini (da -14 a -15), dunque sul domani, ma mantengono stabile le attese sulla produzione a 10. Le imprese di costruzione hanno la fiducia in diminuzione (l’indice passa da 121,2 di aprile a 120,4 di maggio). Anche se prevedono di costruire e vendere più immobili, credono di assumere di meno e di essere impegnati meno in lavori specializzati e di ingegneria civile (infrastrutture). Come fare?

IL PAESE, CONFINDUSTRIA, E LE COSE DIFFICILI - Ieri Vincenzo Boccia, nuovo presidente di Confindustria (Associazione degli industriali italiani), ha pronunciato il suo primo discorso davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e agli imprenditori. Per lui “si nasce piccoli per diventare grandi”, e quello di cui ha bisogno l’Italia è un “salto culturale”. Riforma della Pubblica amministrazione, defiscalizzazione del lavoro e nuovi contratti di produttività sono le urgenze di un Paese che in questi anni di crisi ha perso troppo. I dati dell’Istat di oggi sono in netto peggioramento rispetto ai dati di gennaio. Il rallentamento dei Paesi emergenti, l’incertezza derivante dal terrorismo non aiutano. Le imprese adesso si incaricano di fare la loro parte, ma chiedono al governo di operare con lungimiranza. Lo sguardo degli imprenditori è più lungo di quello dei consumatori, ma dovrebbe essere più corto della politica, che ha il compito di immaginare anche cose difficili da fare. A costo di non dare agli elettori più viziati quello che vogliono ricevere.

Edoardo Garibaldi
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