Il mercato nero del commercio vale in Sardegna tre miliardi all'anno. E contagia turismo, trasporti e servizi col dilagare di attività illegali o non dichiarate.

Fantasmi per il Fisco e concorrenti sleali per chi svolge correttamente il proprio lavoro, le aziende abusive marciano nell'Isola al ritmo di tre ogni dieci.

Come si ricava dall'indagine condotta da Confcommercio ed Eurisko su un campione di 6.800 imprese sarde.

Preoccupate per il dilagare di un fenomeno che non risparmia agriturismo, seconde case, strutture ricettive in genere e addirittura le sagre paesane. Capaci, da sole, di fatturare in nero ben 16 milioni all'anno con un mancato gettito per il fisco superiore a cinque milioni.

L'abusivismo, insomma, «sta diventando il vero concorrente delle aziende in regola», spiega il presidente di Confcommercio Sardegna, Agostino Cicalò, «e molti imprenditori sono usciti dal mercato regolare e si sono ricollocati in quello dell'illegalità per evitare di essere cancellati dalla crisi». Abusivismo a parte, i commercianti sardi si sentono comunque più tranquilli rispetto ai colleghi nel resto dell'Italia: solo il 16% degli intervistati (rispetto al 32% della media nazionale) pensa infatti che i negozi siano più esposti a forme di criminalità.

E appena il 6% (contro il 16 nazionale) ha vissuto un'esperienza di criminalità (diretta o meno).
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