Sardegna ancora in difficoltà. Ma si intravede una luce in fondo al tunnel. Ovvero: c'è qualche timido segnale positivo per il futuro. E' la sintesi del 22° Rapporto del Crenos sull'economia dell'Isola.

Fra le ragioni che alimentano la speranza - lo ha sottolineato a margine della presentazione anche Luigi Guiso, dell'Einaudi instituite for Economics and Finance - la diffusione delle start up, le imprese basate su nuove idee e tecnologia.

Soprattutto per il coinvolgimento delle nuove generazioni che invece vedono sempre più difficile l'accesso all'impresa di stampo tradizionale.

"Qualcosa incomincia a muoversi - ha spiegato l'assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci - ma per far ripartire l'economia occorre del tempo. I segnali di ripresa ci sono, anche se a macchia di leopardo. I settori migliori? Turismo e agroalimentare. Anche nelle costruzioni si avvertono timidi segnali di ripresa".

In attesa degli ultimi dati, la stima reale del Pil in Sardegna nel 2013 è di 29,2 miliardi di euro.

Il reddito pro capite è di 17.689 euro per abitante contro una media nazionale di 25.072 euro.

Per quanto riguarda i comparti si conferma per l'Isola una forte vocazione agropastorale.

Ma si registrano buoni dati anche per alloggio e ristorazione: si va verso l'internazionalizzazione, ma il pericolo è rappresentato dal sommerso.

L'industria rimane la nota dolente con una quota di imprese inferiore di 2,5 punti percentuali rispetto al dato italiano. Male il manifatturiero.

Aumentano, rispetto al 2013, tasso di disoccupazione e numero dei senza lavoro.
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