Il termine tecnico è “no dig”. In italiano si traduce con “senza scavo”, ma anche in centri urbani liberi da transenne, cantieri e trincee infinite che paralizzano traffico e servizi.

Una tecnologia innovativa nella posa di condutture idriche (e non soltanto) che, evitando la lunga e costosa apertura del manto stradale, promette di ridurre tempi e spese nella realizzazione delle infrastrutture, anche ne delicati e angusti centri storici. Un sistema vantaggioso, tuttavia poco conosciuto agli addetti ai lavori e per questo al centro del primo workshop regionale intitolato "Reti interrate: la gestione degli interventi sul territorio e le tecniche di rinnovamento senza scavo" promosso ieri mattina al T Hotel di Cagliari da Anci e Iatt, associazione no profit per la promozione delle tecnologie senza scavo.

Un incontro che ha visto tra i professionisti del settore anche la presenza di Alessandro Ramazzotti, amministratore delegato di Abbanoa, Gaetano Attilio Nastasi, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Cagliari e la padrona di casa Daniela Sitzia, vicedirettrice di Anci Sardegna.

“Vogliamo promuovere la diffusione di una tecnica sicura, economica ed ecosostenibile - ha spiegato Paolo Trombetti, presidente della Iatt - che prevede anche l’utilizzo di speciali tubature flessibili in polipropilene da inserire e far scorrere all’interno delle vecchie reti interrate attraverso i pozzetti di accesso già presenti, o al limite, tramite piccole buche. Un rivestimento interno grazie al quale non sarebbe più necessario rimuovere le condotte esistenti, tante delle quali costruite in cemento e amianto, pericolose e onerose da sostituire”.

Durante il workshop sono state così proposte idee concrete per l’individuazione, la programmazione e la quantificazione degli investimenti relativi agli interventi più urgenti in Sardegna, comprese quelle tecnologie all’avanguardia che rendono sostenibili questi interventi.

Un metodo di lavoro che dalla distribuzione dell’acqua può essere anche esteso alla posa di reti fognarie, telefoniche e gasdotti. “Il 70% delle aziende di telecomunicazioni adotta già la tecnologia “no dig" - dice ancora Trombetti – ma i vantaggi hanno convinto anche altre imprese idriche ed energetiche di tutto il Paese”.

“Quello delle infrastrutture idriche rappresenta nell’Isola un tasto dolente – ha spiegato Francesco Lippi, già commissario dell’Autorità d’ambito e moderatore dell’incontro - lo stesso numero uno di Abbanoa ha confermato un piano da 800 milioni di euro per il rinnovamento delle reti idriche sarde. Una mega-commessa che Ramazzotti vorrebbe vedere affidata agli studi professionali della Sardegna”.

Luca Mascia
© Riproduzione riservata