Mediaset vuole le torri della Rai. L’obiettivo è creare un grande unico polo nazionale dell’infrastruttura televisiva da 5 mila antenne, sul modello già esistente in Francia, Regno Unito e Spagna, "in grado di svolgere un ruolo rilevante anche nel settore delle telecomunicazioni", è scritto nella nota che annuncia l’operazione.

LA CIFRA POLITICA - Operazione con forti ripercussioni di carattere politico. La mossa della controllata Mediaset chiama infatti in causa il principale azionista di Rai Way (la Rai) e indirettamente il Ministero dell’Economia che controlla Viale Mazzini. Gli attori in scena sono quindi tre: la Rai, il Governo (qui la posizione dell'Esecutivo) e l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Dopo la quotazione dello scorso novembre il 35% di Rai Way è finito sul mercato con grossi investitori istituzionali come il fondo Blackrock (che ha il 5%) in prima fila. Il 65% resta comunque in capo alla tv di Stato che dalla cessione a Ei Towers potrebbe incassare 793 milioni di euro.

NECESSARIO VIA LIBERA ANTITRUST - Presa in esame la cifra politica dell'operazione che dovrebbe concludersi entro l’estate del 2015, è necessario guardare a chi dovrebbe dare il via libera. E' infatti necessaria l’autorizzazione dell’Antitrust (che nel frattempo ha comunicato di aver "ricevuto da parte di Ei Towers la notifica preventiva dell'operazione di concentrazione consistente nell'acquisizione del controllo esclusivo di Ray Way").

La legge prevede che vengano notificate preventivamente all'authority, tutte le acquisizioni di società con un fatturato superiore ai 49 milioni. Nel 2013 Rai Way ha contabilizzato un fatturato di 118,3 milioni. Va comunque ricordato che la stessa Ei Towers subordina l'efficacia dell'operazione al via libera del Garante della Concorrenza all'acquisizione del controllo "entro il secondo giorno di borsa aperta antecedente la data di pagamento del corrispettivo" per l'offerta.

Quanto al diritto, nel dettaglio la legge numero 287 del 10 ottobre 1990 afferma che vanno comunicate preventivamente all'Autorità tutte le operazioni di concentrazione tra imprese il cui fatturato totale realizzato a livello nazionale dall'insieme delle imprese interessate sia superiore a 489 milioni e se il fatturato totale realizzato a livello nazionale dall'impresa di cui è prevista l'acquisizione sia superiore ai 49 milioni (gli importi di tali soglie vengono aggiornati annualmente).

L'operazione è ovviamente condizionata dall’accettazione da parte della Rai (l’offerta non sarà efficace se non aderirà almeno il 66,7% del capitale e Viale Mazzini ne controlla saldamente il 65%). Il ministro dello Sviluppo economico dovrebbe poi autorizzare la Rai allo svolgimento delle attività di servizio pubblico su Rai Way anche dopo l’acquisto da parte del suo diretto concorrente.

I DETTAGLI (TECNICI) DELL'OPERAZIONE - La mossa di Ei Towers - la controllata di Mediaset che controlla le rete di trasmissione del Biscione - riguarda la totalità di Rai Way (oggi sugli scudi a Piazza Affari) e prevede che ai soci del gruppo vadano 4,50 euro per azione, per il 69% in contanti (ovvero 3,13 euro) e per il restante 31% sotto forma di azioni Ei Towers (0,03 azioni di nuova emissione).

Per gli azionisti di Rai Way il guadagno implicito è del 22% rispetto ai prezzi attuali e del 52,7% riguardo alla quotazione dello scorso 19 novembre, quando Rai Way arrivò a Piazza Affari. In totale saranno offerti 851,3 milioni in contanti, per i quali si farà ricorso a un prestito da parte di un istituto internazionale, e 374 milioni in azioni. Il controvalore complessivo dell'offerta, in caso di integrale adesione, sarà di 1.225.332.800 euro. La fetta della Rai, qualora passasse all'incasso, sarebbe quindi di 790 milioni.
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