Nel 2013, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila). E' questa la sintesi più estrema dei dati diffusi oggi dall'Istat, che ad una analisi più approfondita raccontano anche il dramma della Sardegna. L'Istituto nazionale di statistica non fornisce il dato sulla povertà assoluta ma fotografa l'Isola in termini di povertà relativa. Ne viene fuori un quadro drammatico: un quarto delle famiglie sarde (24,8%) vive al di sotto. Significa che un nucleo su 4 vive con meno di 973 euro al mese. La soglia di povertà relativa è stata infatti fissata nel 2013 a 973 euro e continua a scendere: nel 2013 risulta inferiore di circa 18 euro (-1,9%) al valore della soglia del 2012. L’Istituto di statistica ha rilevato per il 2013 che nell’Isola la percentuale di famiglie con difficoltà economiche supera di 12 punti il dato medio nazionale, fermo al 12,6%. Se mediamente in Italia questa percentuale è rimasta stabile rispetto al 2012 da noi ha fatto un notevole passo avanti, considerato che nel 2012 la percentuale di famiglie relativamente povere era al 20,7%.

"Il dato non sorprende perché viene calcolato a partire dai consumi delle famiglie (che proprio qualche giorno fa erano risultati in calo), quindi rispecchia la situazione in tutta la sua drammaticità", spiega Lucia Schirru, ricercatrice di statistica economica. Le dinamiche della povertà relativa confermano (come succede anche per la povertà assoluta) il peggioramento della condizione delle famiglie con quattro e cinque o più componenti, in particolare quella delle coppie con due figli, soprattutto se minori. "Il dramma nell'Isola è racchiuso nella parola 'lavoro': - spiega ancora la ricercatrice - sempre più famiglie si ritrovano a non avere reddito disponibile da spendere. Con il calo del potere d'acquisto e la minore disponibilità di ammortizzatori sociali rispetto al passato, le famiglie non consumano più oltre il necessario e, come mostrano i dati di oggi, a volte neppure riescono a sostenere il minimo per vivere dignitosamente".

LA SITUAZIONE - Tra il 2012 e il 2013, se l'incidenza di povertà relativa tra le famiglie è stabile (non è così, come detto, nell'Isola), l'incidenza di povertà assoluta è aumentata, specie al Sud. A crescere sono quindi anche i poveri tra i poveri, che l'Istat classifica nell'area "povertà assoluta" (di cui manca la fotografia regione per regione, quindi anche quella sarda). Il dato è incredibile: un italiano su 10 vive non riesce a sostenere la spesa minima necessaria per acquistare quei beni e servizi "considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile".

IN RAPPORTO COL TITOLO DI STUDIO - L'incidenza della povertà assoluta cresce tra le famiglie con persona di riferimento con titolo di studio medio-basso (dal 9,3 all'11,1% se con licenza media inferiore, dal 10 al 12,1% se con al massimo la licenza elementare), operaia (dal 9,4 all'11,8%) o in cerca di occupazione (dal 23,6 al 28%)Aumenta anche tra le coppie di anziani (dal 4 al 6,1%) e tra le famiglie con almeno due anziani (dal 5,1 al 7,4%): i poveri assoluti tra gli ultrasessantacinquenni sono 888 mila (erano 728 mila nel 2012).

Emanuela Zoncu (e.zoncu@unionesarda.it)
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