La denuncia arriva oggi da Comitas, l'associazione delle microimprese italiane, che ha elaborato un apposito studio sulla crisi delle piccole attività nelle varie regioni d'Italia.

Il calo dei consumi nelle famiglie (-4,3% nel 2012), l'aumento della pressione fiscale e il blocco dei prestiti da parte delle banche (-10% in un anno), hanno fortemente minato la salute delle microimprese sarde, al punto che nel primo trimestre del 2013 - rileva Comitas - più di 3.800 imprese hanno chiuso i battenti (9.100 nel 2012) e il tasso di crescita delle attività sul territorio registra -0,81%, che sale al -1,74% nel caso delle imprese artigiane.

La situazione di crisi si è aggravata nel corso del 2013, ma il vero colpo di grazia - prevede l'associazione - arriverà con l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%: i consumi nell'Isola caleranno di un ulteriore 3% per effetto del rincaro dei prezzi e più di 6.000 microimprese chiuderanno i battenti entro il primo trimestre 2014. Le ripercussioni sul fronte occupazionale saranno enormi, con oltre 20mila persone che perderanno il lavoro. Occorre intervenire e con urgenza, per salvare l'economia della regione e le piccole imprese che vi operano - afferma Comitas - Il peggio può essere evitato solo bloccando l'aumento dell'Iva, sostenendo le imprese artigiane con sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche, e creando le condizioni per facilitare le banche a concedere credito alle aziende attraverso il potenziamento dei Confidi.
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