In vista delle prossime consultazioni del 4 marzo, abbiamo chiesto ad alcuni sardi che vivono all'estero di raccontare a L'Unione Sarda cosa si dice dell'Italia che si appresta a votare per un nuovo governo. Impressioni raccolte tra comuni cittadini e seguendo i media locali.

Tra campagne elettorali che regalano promesse e illusioni a un popolo non sempre reattivo ma piuttosto rassegnato, una fotografia del nostro Paese scattata da un altro pezzo d'Europa che guarda lo Stivale: dalla Spagna, Finlandia, Bulgaria, Francia e Svizzera.

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SPAGNA - Stefano Puddu Crespellani, 56 anni, originario di Cagliari, vive in Catalogna, dove fa il grafico, ha un proprio studio, e si occupa anche di arti visive.

"Prima di iniziare, è doverosa una puntualizzazione: il luogo da cui osservo la realtà italiana è la Catalogna, non la Spagna. E posso garantire che si tratta di una differenza reale.

In questo momento la scena catalana è dominata dall'informazione sulla durissima repressione spagnola nei confronti delle forze indipendentiste, con le difficoltà che le vengono imposte per formare governo, due mesi dopo il voto.

D'altronde, in Catalogna si vive una grande pluralità informativa, c'è una gran diffusione di testate on-line dotate di una grande professionalità, senza contare che i mezzi di comunicazione pubblica (TV3, canal324, Catalunya Ràdio, Catalunya informació) sono considerati pluralisti e ben informati.

Riguardo alla stampa cartacea, la Vanguardia e el Periódico rispondono a caratteristiche omologabili all'ambito spagnolo (el País, el Mundo, ABC, la Razón), cioè improntate a una chiara ortodossia economica e ideologica. Esistono, però, altre testate (el Punt, Ara, e diversi giornali di ambito locale, associati tra loro) che non sono così allineate.

Dalla Catalogna certamente si osserva con apprensione la virata verso destra che sta colpendo l'Italia. Il fenomeno della Lega, per esempio, risulta difficile da capire in base ai criteri catalani, e ancor meno il rafforzamento dell'estrema destra. Questo fatto rappresenta una prima analogia con la Spagna, che sta sprofondando in un pozzo di autoritarismo di cui il popolo catalano è il principale bersaglio.

Per altro verso, i catalani sentono una ammirazione storica per gli italiani e per la loro tradizione culturale e imprenditoriale, considerata d'avanguardia; forse per questo restano perplessi e stupefatti davanti ai sintomi di recrudescenza fascisteggiante che arrivano dall'Italia.

In generale, il nostro scenario politico viene considerato estremamente confuso. Per capirlo, si tende a stabilire delle analogie quasi sempre difficili e spesso impossibili con la realtà spagnola. Per esempio, la deriva del PD non è poi molto dissimile da quella del PSOE (e della succursale catalana, PSC), partiti che hanno perduto ogni legame reale col socialismo operaio che ne caratterizzava le origini e il nome. La destra italiana è diventata un conglomerato più confuso, dopo il declino berlusconiano; in confronto, il Partido Popular e Ciudadanos rappresentano una grande semplificazione.

Il Parlamento regionale della Catalogna
Il Parlamento regionale della Catalogna
Il Parlamento regionale della Catalogna

Tuttavia, per la mentalità catalana è difficile capire per quali ragioni la Lega Nord ha tanto successo al sud, e come sia possibile che nella colta Italia il risentimento sociologico sia potuto giungere a livelli di degrado così estremi. Riguardo ai cinquestelle, si cerca di stabilire dei raffronti con Podemos, ma non è facile comparare un partito monocratico, come quello fondato da Beppe Grillo, con una forza che nasce da esperienze di democrazia diretta (gli "indignados" del 15M).

La cosa più chiara che si percepisce è il clima d'ingovernabilità cronico del nostro paese. Più o meno tutte le notizie danno conto del fatto che difficilmente ci sarà una forza in grado di imporre una maggioranza di governo e di un programma chiaro per mandare avanti il Paese. Riguardo al balletto delle possibili coalizioni, anche qui lo sconcerto diventa ancora più grande. Ci sono cose che, viste dall'esterno, sono davvero poco comprensibili. Tra queste, desta sincera ammirazione il fatto che, nonostante il degrado endemico della situazione politica, l'economia italiana continui a funzionare (o almeno così sembra).

Va anche detto che, dalla Catalogna, giunge uno sguardo di particolare interesse per la Sardegna. La presenza, qui, di una forza politica chiaramente orientata verso l'autodeterminazione risveglia tra i catalani una simpatia immediata, che trova diffusione soprattutto nelle reti sociali.

In Catalogna sanno bene che la loro lotta sta aprendo possibilità nuove a altre nazioni senza stato, come è già capitato in Corsica. Sono convinto che, domenica notte, saranno molti i catalani in attesa di conoscere i risultati elettorali sardi".

Stefano Puddu Crespellani (1/4; domani segue Finlandia)
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