Sono stati pubblicati nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista internazionale "Marine Pollution Bulletin" i risultati della prima parte del monitoraggio, effettuato da ricercatori dell'Università di Cagliari e su invito dell'ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale), dei contaminanti chimici rilasciati nell'area dell'incidente della Costa Concordia all'Isola del Giglio.

Le indagini, condotte da un gruppo coordinato da Marco Schintu, docente del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica dell'ateneo sardo, rappresentano il monitoraggio più vasto a tutt’oggi condotto in ambito internazionale, e hanno affiancato quelle condotte dagli enti istituzionali. Le analisi sono state estese anche al viaggio di trasferimento della nave a Genova, finendo per fornire indicazioni importanti sui livelli di inquinamento e sulle sorgenti di contaminazione nell'area, in particolare sull'influenza dell'imponente cantiere allestito per il recupero della nave.

I ricercatori che hanno curato le indagini all'Isola del Giglio
I ricercatori che hanno curato le indagini all'Isola del Giglio
I ricercatori che hanno curato le indagini all'Isola del Giglio

"Non ci sono stati macroscopici fenomeni di inquinamento - spiega il professor Schintu - ma tuttavia Il lavoro ha permesso di dimostrare che le sostanze trovate, pur sempre sotto i limiti di concentrazione fissati dalla legislazione, più che al relitto erano da attribuirsi all'attività del cantiere".

L'articolo, dal titolo "Passive sampling monitoring of PAHs and trace metals in seawater during the salvaging of the Costa Concordia wreck (Parbuckling Project)", porta la firma di Marco Schintu, Alessandra Marrucci, Barbara Marras, Marco Atzori, David Pellegrini.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata