Emozione e valore umano hanno contrassegnato a Porto Torres la giornata della commemorazione del 75° anniversario in ricordo delle 1.700 vittime delle tre unità navali affondate il 9 settembre '43: la Roma e i caccia torpediniere Da Noli e Vivaldi.

La cerimonia davanti al monumento della Corazzata Roma e alla nuova scultura donata dall'Amni in memoria dei caduti in mare posizionata nella piazza dedicata, alla presenza del contrammiraglio della Marina Militare, Enrico Pacioni, del presidente nazionale dell'Anmi, ammiraglio Paolo Pagnotella, del sindaco Sean Wheeler e delle massime autorità militari, civili e religiose, dell'Associazione nazionale marinai d'Italia, dell'Associazione reduci e familiari dei caduti e delle varie associazioni d'arma.

Poi un viaggio a bordo del Pattugliatore Orione fino al punto in cui l'ingegnere Guido Gay rinvenne nel 2012 il relitto della Roma adagiato a oltre mille metri di profondità e a circa 16 miglia dalla costa, per rilasciare in mare una corona di fiori benedetta dal cappellano militare don Gianmario Piga e salutata da Maria Bergamini, nipote del comandante delle forze navali della regia Marina, ammiraglio Carlo Bergamini, vittima anche lui dell'affondamento della Roma.

"Mi hanno raccontato che era un uomo con un grande senso dell'umorismo - racconta Maria Bergamini - e che adorava i suoi uomini e quindi passava più tempo sulle navi che in famiglia. Era anche un grande scienziato. Realizzò, infatti, le centrali di tiro poi installate nella Roma".

Un saluto anche da Lino Trestini, ex marinaio 93enne del cacciatorpediniere "Carabiniere" che nel giorno della tragedia contribuì a salvare oltre 120 naufraghi della Roma. "In gran parte ustionati, altri morti o gravemente feriti - ricorda Trestini - ma il momento più brutto e quando ho preso per le gambe un superstite ricoperto di nafta, mi è sfuggito dalle mani e l'ho perso".
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