Anche l'Università di Cagliari sarà presente alla 16esima mostra internazionale di architettura, meglio nota come Biennale di Venezia, con un progetto relativo alla Barbagia e relativo all'insediamento in queste zone di una "Casa della Salute".

Un progetto che, come spiega Giorgio Peghin del dipartimento di Ingegneria civile dell'ateneo sardo, "collega la Sardegna, e nello specifico Ottana, con quattro altre aree delle zone interne, e in particolare l'appennino emiliano, Camerino, Matera, e Gibellina, accomunate dalla problematica della perifericità e dello spopolamento, ma anche dall'essere luoghi dai quali è possibile ripensare uno sviluppo innovativo basato sul riscatto socio-economico e sulle identità locali, questioni che riposizionano questi paesaggi come alternativa all'abitare urbano e metropolitano".

Gli specialisti dell'ateneo hanno presentato i lavori - apprezzati da accademici ed esperti - nell'ambito di Padiglione Italia, curato dall'architetto Mario Cucinella.

Il collettivo che ha sviluppato il progetto sardo "La casa dei cittadini. Un luogo della salute per la Barbagia" è composto dal gruppo della facoltà di Ingegneria guidato dal professor Peghin, con il grafico Stefano Asili e i ricercatori Carlo Pisano e Valeria Saiu. Con gli universitari del Dicaar hanno collaborato lo studio di architettura Solinas Serra Architects di Simone Solinas, con i collaboratori Salvatore Mario Carboni, Simone Langiu, Daniela Mureddu e il gruppo Sardarch composto da Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu e Simone Setzi.

Alla Biennale sono fra l'altro presenti anche altri lavori realizzati in Sardegna, fra cui quelli firmati dagli architetti del Dicaar, Francesco Cherchi e Marco Lecis.

IL PROGETTO - Per la Sardegna, dunque, è stato scelto uno dei luoghi dove il carattere arcaico del paesaggio e del territorio sardo è più tangibile: la Barbagia. "Un territorio – aggiunge Peghin - storicamente legato al mondo agropastorale che ha subito una radicale trasformazione con l’insediamento del Polo Petrochimico di Ottana. Quello che rimane oggi è una grande area industriale inquinata, un territorio ricco di risorse ma totalmente privo di presidio. L'inserimento di una Casa della Salute è stato un tentativo di dare ai problemi dell'area una riposta in termini di 'benessere' associato al valore economico e culturale del territorio. Questa Casa della Salute è un luogo dove vengono offerte opportunità, al singolo e alla comunità, per mantenere e ricercare il benessere ed attivare momenti di relazione e integrazione tra il sistema tradizionale di assistenza e nuove e innovative modalità di 'cultura della salute', che oggi non può prescindere dalla cura dell'ambiente e degli stili di vita".

In sintesi, un'architettura che diventa "piattaforma integrata di spazi flessibili che assicurano la unitarietà delle cure grazie alla contiguità fisica dei professionisti, e spazi modulabili e integrabili di accoglienza, di socializzazione, di studio, di educazione".

Il gruppo coordinato dal professor Giorgio Peghin ha curato gli aspetti relativi alla costruzione di una strategia progettuale alla scala territoriale, con la definizione dei materiali storico-critici e analitici che hanno consentito di rappresentare la situazione socio-economica e le relazioni intercontestuali tra le aree della Barbagia e il resto della Sardegna. Inoltre, è stato messo a punto uno studio sul sistema socio-sanitario regionale per una verifica su organizzazione e proposte previste dal recente Piano, integrate con una "prospettiva aperta alla sperimentazione di modelli architettonici e funzionali innovativi per ridefinire e ampliare il ruolo delle nuove 'Case della Salute' come spazi integrati e promotori di una cultura del paesaggio".

(Unioneonline/v.l.)
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