András Forgách è uno dei maggiori scrittori e drammaturghi ungheresi contemporanei. La sua formazione – lo scrittore è nato nel 1952 – è avvenuta durante gli anni in cui l'Ungheria sottostava a uno dei regimi comunisti satelliti dell'Unione sovietica e per molti anni Forgách, oggi tanto acclamato e apprezzato in patria, è stato tenuto sotto controllo dai servizi segreti del suo paese.

Come tanti intellettuali della sua epoca era, infatti, guardato con sospetto dalle istituzioni al potere e come tanti ragazzi giovani era ritenuto tra i più esposti al richiamo delle sirene che provenivano dall'Occidente. András Forgách, insomma, era uno dei tanti che negli stati del blocco sovietico venivano considerati poco affidabili e quindi meritevoli di attenzioni, discrete ma costanti. Poi il muro di Berlino è caduto e l'Ungheria è diventata un Paese diverso, provando a dimenticare oltre quarant'anni di dittatura. Difficile, anzi impossibile, però, spazzare via completamente un passato di questo tipo, un passato capace di incidere così profondamente sulla vita delle persone.

Forgách ha provato sulla propria pelle e in maniera drammatica questa impossibilità a partire da un giorno qualunque del 2013 quando ricevette una telefonata da parte di uno sconosciuto che si è imbattuto per caso in un fascicolo dei servizi segreti ungheresi dell'epoca comunista, fascicolo che riguardava lo scrittore. Dopo la telefonata cominciò a emergere un sospetto che divenne a poco a poco un vero tormento per Forgách, fino a spingerlo ad addentrarsi in prima persona negli archivi della polizia. Pagina dopo pagina, fascicolo dopo fascicolo lo scrittore si è così ritrovato a fare i conti con una verità ripugnante, quasi indicibile. A controllare per conto del governo András Forgách e buona parte della sua cerchia familiare era sua madre. Era lei - la donna che aveva insegnato ad András la bellezza, la liberalità, la generosità, l'abnegazione - la "collaboratrice segreta" del regime che "monitorava" lo scrittore.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

"Gli atti di mia madre" (Neri Pozza, 2018, pp. 320, anche e-book) è il racconto di questa scoperta che ha tormentato lo scrittore ungherese per oltre dieci anni facendogli perdere tante delle certezze su cui aveva costruito la sua vita e portandolo quasi ogni notte a svegliarsi di colpo come se stesse vivendo un incubo costante. Ma il libro è soprattutto la narrazione di come Forgách abbia rifiutato di farsi schiacciare completamente dal dramma che si trovava a vivere e abbia cercato di ritrovare un legame, per quanto esile, per quanto puramente letterario, con la madre. E lo ha fatto raccontando la vita di lei, ripercorrendo le sue scelte, per quanto meschine possano essere state e per quanto male possano aver fatto ad altri. Scopriamo così, grazie al talento narrativo di Forgách, una donna del Novecento, intrisa di ideologia e dotata di una fede assoluta nel comunismo di stampo sovietico. Avi-Shaul Bruria, così si chiamava la madre dello scrittore, era nata a Gerusalemme nel 1922 ed era un'ebrea di sinistra che aveva conosciuto in gioventù e poi sposato Marcell Friedmann, un ebreo comunista divenuto "il compagno Forgács" una volta che i due si erano trasferiti nell'Ungheria socialista. Non amava il marito ma condivideva con lui la passione politica e l'odio per il sionismo e per lo Stato d'Israele . Quando il marito, a sua volta agente dei servizi segreti, cominciò a non reggere la pressione del lavoro di spia ed ebbe una serie di crolli psicologici la donna decise di prenderne il posto.

Per oltre un ventennio, dagli anni Sessanta fino alla morte avvenuta nel 1985, Avi-Shaul Bruria scrisse dettagliati resoconti sui parenti che vivevano in Israele e non esitò a far spiare anche i figli.

Fu madre amorevole e, per András Forgách, la Stella Polare all'interno della famiglia e nello stesso tempo una delatrice accurata, animata da un'incrollabile fede nel comunismo.

Come fu possibile tutto questo? La risposta è nello struggimento che percorre interamente "Gli atti di mia madre", un libro emozionante sul mistero di una vita guidata da un ideale e da una battaglia, quella per il comunismo sovietico, di cui oggi restano solo le ceneri e i ricordi sempre più sbiaditi.
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