Trentun'anni, una laurea in lettere classiche e tanto entusiasmo.

Bastano queste tre pennellate a dipingere il ritratto della scrittrice milanese Andrea Marcolongo. Dai variopinti tavoli dei bar di Sarajevo, la città bosniaca dove attualmente vive, è nato il suo nuovissimo libro "La Misura Eroica" (Mondadori).

Un coraggioso romanzo declinato in due punti di vista, e una fresca narrazione estiva: attorno a una macro vicenda, quella del mito degli Argonauti, fatta raccontare allo stesso Apollonio Rodio tramite dei passi originali, si allacciano svariati episodi inerenti la vita della Marcolongo (la voglia di abbandonare casa, la tristezza per gli addii e i pianti per i lutti sono tra i temi trattati parallelamente lungo il corso dell'Opera).

L'autrice plasma così una trama avvincente, capace di suggestionare gli appassionati delle narrazioni binarie nonché i lettori più tradizionalisti; infatti, "La misura eroica" è l'incrocio di tanti generi letterari, dall'autobiografia al mitologico, condensati in un testo liquido e accessibile. Dove nulla è lasciato al caso e dove sono in costante rapporto il pensiero classico e quello "mainstream 2.0".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Pene d'amore, adolescenze turbolente e sete di vendetta: non c'è niente in cui questo libro, attraverso il greco, non possa non aiutarci per diventare "eroi". Eroi che navigano in quel mare che è la vita.

Il messaggio de "La misura eroica" è chiaro: tutti, e non solo un gruppo di prescelti, hanno lo slancio all'eroismo, a solcare indomitamente le onde dell'esistenza, pur sempre consci dei propri limiti.

Persino quella Medea, assassina per via di un tradimento, che dai tempi del liceo abbiamo ritenuto una donna gretta, ha da insegnarci eroismo nel momento in cui, per amore di Giasone, è disposta a lasciare la comoda vita da principessa e a seguirlo nel viaggio dell'Argo, rischiando la sua vita. Ma tutti non possono essere eroi per sempre. È semplice farsi sommergere dal mare, dal male, e Medea ne è l'esempio lampante.

È proprio il mare la cornice del romanzo, quello in cui "noi eroi" sguazziamo, in cui cresciamo, in cui navighiamo felicemente, ma non senza qualche insidia.

Perché il mare può essere anche ostile, può capitare che non ci permetta di raggiungere un porto.

Non a caso, la Marcolongo ha avuto la trovata di "allegare", a ogni capitolo della sua opera, un breve abstract di un manuale di sopravvivenza redatto da due naufraghi americani: un compendio che può venirci incontro, metaforicamente, nei momenti di vitale necessità.

Morale della favola: tutti noi, prima di essere eroi, siamo umani. Proprio come lo erano gli antichi. È infatti il lato umano dei giganti del passato, maligno o angelico che sia, che la scrittrice coglie su tutto. Andrea Marcolongo, quella blanda trentunenne che è stata la ghostwriter di Matteo Renzi, che oggi scrive per "la Stampa" e "la Repubblica", già autrice de "la Lingua Geniale" (Laterza), ci insegna, con una narrazione ricca di dialoghi e torsioni prospettiche, che noi lettori, intellettuali o prosaici, volendo o non volendo, siamo degli eroi, coi nostri pregi e coi nostri difetti. Eroi imperfetti, ma "aspiranti alla perfezione", che navigano nel mare, ogni giorno, nella speranza di non esserne inghiottiti.

di Alessio Cozzolino*

(* giovane liceale cagliaritano)
© Riproduzione riservata