Il giallo all'americana, il noir come viene spesso chiamato, ha un protagonista indiscusso: il detective privato.

Solo, spesso disilluso, apparentemente distaccato ma deciso a non mollare mai l'osso fino a scoprire verità e colpevole, è stato il protagonista di centinaia di romanzi a partire dagli anni Trenta del Novecento quando il personaggio è stato in pratica plasmato nei suoi aspetti fondamentali da Dashiell Hammett.

Poi Raymond Chandler, il creatore dell'immortale Philip Marlowe, lo ha cesellato così da renderlo una icona del nostro tempo grazie anche alle interpretazioni cinematografiche di Humphrey Bogart e Robert Mitchum.

Secondo molti critici, però, è con i romanzi di Ross Macdonald (alias Kenneth Millar, 1915-1983) che la figura dell'investigatore raggiunge il suo zenith.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Il detective Lew Archer, protagonista di diciotto romanzi a partire dal 1944, sembra infatti raccogliere le caratteristiche migliori degli investigatori di Hammett e Chandler depurandoli, però, di alcuni cliché del genere noir e aggiungendo una buona dose di realismo alle vicende. Lew Archer si presenta così come un uomo assolutamente comune e in cui è facile identificarsi. Non ha tic, vizi particolari. Non ha la sua marca di bourbon prediletta né un trench a cui non si può rinunciare neppure ad agosto. È un professionista dell'indagine, scrupoloso, disposto a immergersi in profondità negli abissi dell'animo umano pur di arrivare a scoprire la verità. Non è animato da una sete inestinguibile di giustizia e non indossa mai i panni del giustiziere. Semplicemente odia l'ingiustizia, non sopporta fisicamente che un criminale la faccia franca o, peggio ancora, che sia un innocente a pagare. Ha la lingua svelta, sa come far "cantare" le persone anche senza ricorrere alle maniere forti. È un vero mastino di cui è veramente facile diventare compagni d'avventura, anzi d'indagine ora che dopo molti anni sono tornate nelle librerie alcune delle storie classiche scritte da Ross MacDonald.

A riproporle è la piccola casa editrice milanese Polillo grazie alla quale è possibile ritrovare una chicca come l'ultima avventura di Lew Archer "lI brivido blu" (2013, pp. 336) scritto nel 1976 come estremo saluto di MacDonald al personaggio con cui aveva fatto coppia per più di un trentennio e che lo aveva reso famoso.

Nel romanzo ritroviamo gli ingredienti tipici del noir alla Lew Archer. Un incarico all'apparenza di ordinaria amministrazione come ritrovare un dipinto raffigurante una giovane donna che è stato rubato dalla casa di due anziani coniugi. Il dipinto è attribuito a Richard Chantry, un famoso pittore svanito nel nulla venticinque anni prima, e dopo aver scritto una lettera di addio alla moglie.

Vi è un sospettato, ma per Archer non esiste l'ordinaria amministrazione e non ci si può accontentare di semplici sospetti.

Le cose non sono mai come sembrano nel mondo di Archer. Soprattutto le persone non sono mai quello che sembrano.

Il nostro detective inizia allora a fare domande e si ritrova circondato da un muro di diffidenza e di omertà. Si rende ben presto conto che nessuno vuole parlare con lui di Richard Chantry come se il semplice nominarlo potesse risvegliarne il fantasma o dissotterrare un passato che è meglio per tutti rimanga sotto terra.

Pane per i denti di Archer che continuerà a fare domande fino a che sarà il suo passato personale a bussare alla porta costringendolo a fare i conti con cose che aveva deciso di dimenticare.

Per il detective inizierà un'indagine nell'indagine per scoprire qualcosa di oscuro che lo riguarda direttamente. E a noi lettori non resterà altro che seguire Archer...fino all'ultima pagina.
© Riproduzione riservata