Ricorre oggi il 62° anniversario della tragedia di Marcinelle, la miniera belga dove persero la vita 262 persone di ben 12 nazionalità diverse, tra cui ben 136 italiani.

Un evento che ha segnato uno spartiacque nella storia del Belgio aprendo il dibattito internazionale sulle norme di sicurezza del lavoro minerario, e che ogni anno viene celebrato per ricordare le vittime e ribadire la drammatica attualità del tema delle morti sul lavoro.

A Marcinelle sarà presente anche una delegazione dell'UGL (Unione Generale del Lavoro) con 262 sagome bianche in onore dei minatori che persero la vita, come ha dichiarato il segretario territoriale sardo Simone Testoni.

I "MUSI NERI" - Sono le migliaia di minatori che hanno speso la propria vita nella viscere della terra, così chiamati per via della fuliggine che avevano impressa sul viso, in gran parte emigrati verso i Paesi del nord Europa per sfuggire alla miseria del dopoguerra.

A Marcinelle, quella mattina dell'8 agosto 1956, centinaia di minatori stanno già lavorando a ritmi serrati, quando, per un errore nella movimentazione dei carrelli trasportatori, da una semplice scintilla si scatena un incendio in uno dei condotti principali, e in pochi minuti l'impianto sotterraneo viene avvolto dal fumo e dalle fiamme. La gravità della situazione è data soprattutto dalle condizioni della miniera di Bois du Cazier, che risale al 1830, due sole vie d'uscita e strutture interne in legno che prendono immediatamente fuoco: una gabbia infernale, in cui restano intrappolati centinaia di minatori in attesa dei soccorsi.

UNA CORSA CONTRO IL TEMPO - Dopo l'allarme arrivano dalla città arrivano a tutta velocità i pompieri e la polizia, mentre dall'impianto si alza una colonna di fumo altissima. Per giorni si lotterà senza tregua per cercare di liberare i minatori, ma i soccorritori dovranno fare i conti con il fumo e le fiamme che avvolgono i cunicoli e gli ascensori ormai inutilizzabili. A tenere accesa la speranza dei familiari saranno le radio e i giornali, confidando nel fatto che qualche minatore sia riuscito a raggiungere il rifugio a 1000 metri sotto terra, ma quando i soccorritori riusciranno ad arrivarvi troveranno solo cadaveri e una scritta fatta col carbone dai minatori intrappolati. Ci saranno tanti episodi di coraggio nella corsa contro il tempo per estrarre anche un solo sopravvissuto, mentre fuori si accalcano le mogli e i figli dei minatori, almeno fino al 22 agosto, quando un comunicato lapidario spegne ogni speranza: "Tutti morti".

La notizia della tragedia. (Foto Ansa)
La notizia della tragedia. (Foto Ansa)
La notizia della tragedia. (Foto Ansa)

UNA TRAGEDIA "ITALIANA" - Nelle viscere della miniera belga c'erano anche centinaia di nostri connazionali che lottano per sopravvivere, parte di quell'ondata migratoria che dall'Italia si era sparsa nel nord Europa inseguendo il miraggio del lavoro. E il Belgio con le sue miniere ricche di carbone e affamato di manodopera a basso prezzo era diventata una delle mete principali degli italiani, anche grazie al Protocollo sottoscritto dal Primo ministro belga e dal nostro Alcide De Gasperi con cui si fissava una fornitura a prezzo preferenziale di carbone in cambio di 50mila braccia italiane. Oltre il miraggio, però, i minatori italiani trovavano soltanto la fatica un lavoro infame, a ritmi estenuanti e senza adeguate misure di sicurezza, condizioni di vita poco oltre il livello di sopravvivenza in baracche ereditate dalla guerra, e un clima di diffidenza generale da parte della popolazione locale.

LE INCHIESTE E LA PAROLA FINE - Ben tre le inchieste cercheranno di far luce sulle cause della tragedia, ma un anno dopo gli eventi di Bois du Cazier i 5 dirigenti della miniera imputati di inadempienza saranno assolti e la corte di Bruxelles confermerà tre anni dopo la sola condanna a 6 mesi per l'ingegner Adolphe Cilicis, direttore dei lavori dell'impianto, lasciando nei familiari delle vittime lo strazio e senza alcuna verità definitiva sull'accaduto. Bois du Cazier riaprirà i battenti già nel 1957 e resterà attiva per altri dieci anni.

(Unioneonline/b.m.)

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