I due volti degli istituti di pena isolani sono emersi questa mattina nella giornata di studio organizzata nell'Aula Magna dal Polo Universitario Penitenziario dell'Ateneo di Sassari dal titolo "Pena detentiva e reinserimento sociale: il contributo dello studio universitario".

La Sardegna è la prima regione per incidenza di detenuti in regime di 41 bis, il cosiddetto carcere duro per terroristi, mafiosi e altri colpevoli di gravi reati.

L'isola è anche la seconda regione dopo il Molise con detenuti che hanno una condanna definitiva. Basti dire che il 20% dei carcerati ha una condanna superiore ai vent'anni o ha l'ergastolo, media che è quasi il doppio rispetto alle altre carceri italiane.

Il lato positivo è che in Sardegna 4 istituti su 10 consentono l'accesso agli studi universitari: Tempio-Nuchis, Alghero, Sassari e Nuoro. Dato eclatante se si pensa che in tutto il Sud solo tre istituti fanno altrettanto: Taranto, Catanzaro e Pozzuoli femminile.

Emmanuele Farris, Delegato del Rettore dell'Università di Sassari per il Polo Universitario Penitenziario, ha snocciolato alcuni dati: i 35 detenuti iscritti ai corsi universitari studiano in 14 corsi di laurea differenti, ripartiti nei dipartimenti di Agraria, Giurisprudenza, Scienze Economiche e Aziendali, Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione, Scienze Umanistiche e Sociali.

Il lavoro dell'ateneo turritano è stato riconosciuto dal ministreo (Miur) che ha stanziato per il 2017 ben 220 mila euro per l'implementazione delle attività del Polo Universitario Penitenziario.
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