Si chiama Bocuse d'Or e si potrebbe riassumere come il premio Nobel della cucina: una competizione tra i migliori chef del mondo che si ripete da più di trent'anni nel nome della leggenda francese dei fornelli Paul Bocuse, ideatore di questa "olimpiade" gastronomica, venuto a mancare lo scorso gennaio.

Proprio in questi giorni la città di Torino ha ospitato le sfide tra gli chef finalisti europei e sui primi tre gradini del podio sono saliti il norvegese Christian Andrè Pettersen, seguito dallo svedese Sebastian Gibrand e dal danese Kenneth Toft-Hansen.

Una vittoria completa del nord Europa che si ripete da diversi anni e che quest'anno fa ancora più effetto perché avviene in una delle regioni italiane che da sempre è patria di una raffinatissima tradizione gastronomica apprezzata in tutto il mondo.

A penalizzare gli artisti italiani dei fornelli, nonostante l’indiscusso valore della nostra cucina e dei prodotti agroalimentari dello Stivale, c'è - forse - l'eccessivo ancoraggio alla tradizione, mentre gli avversari nordeuropei, e in particolare gli scandinavi, puntano da diversi anni su una sperimentazione gastronomica molto spinta.

Ma non è detta l’ultima parola, perché la finalissima del concorso è prevista a Lione nel 2019 e a rappresentare il tricolore ci sarà anche l’estro di Martino Ruggieri, chef pugliese di Martinafranca, che lavora a Parigi al ristorante Annik Alleno al Ledoyen Pavillon - tre stelle Michelin - e che avrà cinque ore di tempo e due portate per convincere i giudici, puntando anche sui nostri ingredienti tipici.

Lo chef Paul Bocuse, al centro
Lo chef Paul Bocuse, al centro
Lo chef Paul Bocuse, al centro

CHI ERA PAUL BOCUSE - Se siete amanti della buona cucina e vi dilettate ai fornelli puntando a ricette raffinate ed elaborate, la parabola professionale e umana del mostro sacro Paul Bocuse fa al caso vostro. Iniziamo col dire che, caso unico al mondo, per 52 anni Paul Bocuse ha mantenuto salde le tre stelle Michelin nel suo ristorante di Lione. Ma si può dire che il suo fosse un destino segnato, erede di una dinastia secolare di cuochi, approdato ai fornelli a 16 anni in piena seconda guerra mondiale, e cresciuto alla scuola di altri grandi della cucina francese come Eugénie Brazier, Richard Gaston e Fernand Point.

Il suoi primi trionfi arrivano negli anni '60, a suon di stelle Michelin, primati e prestigiosi riconoscimenti, tra cui la Legion d'Onore attribuitagli dal presidente francese Giscard d'Estaing, a cui poi Bocuse dedicherà la zuppa al tartufo nero, che da allora è diventato il suo marchio di fabbrica.

Anti vegetariano convinto, amante dei sapori forti e delle tipicità francesi, nonostante il prestigio internazionale, Bocuse ha sempre difeso la "semplicità" della propria cucina, al motto "Non esiste che una cucina: quella buona".

(Unioneonline/b.m.)
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