La vita moderna, con il suo stress, la sua sedentarietà, le abitudini alimentari sbagliate e ritmi sempre al massimo non fa bene al nostro corpo, alla nostra mente e neppure al nostro spirito.

È possibile, però, provare a dare una sterzata alla nostra esistenza e intraprendere un cammino di sole tre settimane capace di renderci più giovani, più sani, longevi e soddisfatti di noi stessi. È un percorso non improvvisato ma messo a punto da tre esperti con una lunga esperienza alle spalle nei loro rispettivi campi di studio.

Parliamo di Franco Berrino, medico con oltre quarant'anni di ricerca nel campo della Medicina preventiva ed esperto di alimentazione, Daniel Lumera, riferimento internazionale nella pratica della meditazione, e David Mariani, allenatore specializzato nella riattivazione delle persone con problemi di sedentarietà.

Dal loro incontro e dalle loro esperienze specifiche è nato un percorso pratico e quotidiano fatto di ricette, esercizi fisici e spirituali, ma soprattutto di conoscenza, illuminazione, consapevolezza. Un percorso da cui si può uscire rinnovati nel corpo e nello spirito e che oggi ritroviamo nel volume "Ventuno giorni per rinascere" (Mondadori, 2018, pp.360).

All'origine di tutto, come ci racconta Franco Berrino, la Sardegna:

"Tutto è partito proprio in terra sarda, durante un seminario sulla longevità e la qualità della vita tenuto da me e Daniel Lumera l’estate scorsa a Villagrande Strisaili. E in Sardegna ritorniamo ora per parlare del nostro cammino e del libro nell’ambito del festival letterario Éntula organizzato dall’associazione Lìberos".

Dove sarà possibile incontrarvi?

"In programma, dal 12 al 14 giugno, tre incontri. Si parte martedì 12 giugno alle 18.30 ad Alghero nella Biblioteca R. Sari. Mercoledì 13 giugno alle 18 appuntamento a Sassari in via Roma 74, presso la Camera di Commercio, e giovedì 14 giugno alle 19 a Valledoria nell'Imbarcadero sulla foce del Coghinas. Sarà un breve ma intenso viaggio nelle scienze del benessere e della qualità della vita, tra alimentazione e meditazione".

Cosa ha fatto scattare dentro di voi la Sardegna un anno fa?

"La Sardegna, soprattutto nel suo entroterra, si presta alla meditazione e per questo abbiamo organizzato proprio nell'isola un seminario con scuola di cucina, attività fisica e attività meditative nel 2017. Abbiamo poi avuto l'occasione di conoscere le abitudini alimentari e lo stile di vita di chi abita nell'Ogliastra, terra famosa per la longevità dei suoi abitanti. Abbiamo preparato il pane con le anziane del luogo… una grande esperienza anche se abbiamo dovuto constatare come lo stile di vita dei giovani sia molto lontano da quello delle generazioni precedenti. Se avranno qualche vantaggio in termini di lunga vita lo dovranno a qualche gene ereditato, non certo al loro stile di vita".

Ma torniamo al libro: cambiare in soli ventuno giorni come affermate nel titolo non è un obiettivo un po' troppo ambizioso?

"Certo, è ambizioso, però ci sono delle evidenze scientifiche che ci dicono che in 21 giorni siamo in grado di modificare il nostro 'ambiente' interno. Dobbiamo togliere la carne, lo zucchero, i cibi spazzatura. In tre settimane migliorano colesterolo e trigliceridi, si abbassa la pressione e la glicemia. Che tre settimane sono sufficienti per migliorare le cose lo dimostrano le esperienze di quei gruppi religiosi che praticano il digiuno proprio per 21 giorni oppure il digiuno di Daniele di cui parliamo nel libro".

Di cosa di tratta?

"Nella Bibbia si parla del profeta Daniele che scelse di astenersi dal vino, dai cibi elaborati e dalla carne per tre settimane. Basata su questo passaggio della Bibbia, è nata una forma moderna del digiuno di Daniele, molto praticata da vari gruppi cristiani negli Stati Uniti. Consiste nel consumare, per 21 giorni, esclusivamente frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e altri semi, olio. Chi si sottopone a tre settimane di questa dieta vede i suoi valori del sangue e della pressione migliorare sensibilmente".

Da cosa è costituito il vostro cammino di tre settimane?

"La prima settimana serve per sistemare un po' il terreno, per disintossicarsi dalle scorie accumulate. Nella seconda si seminano le buone abitudini, mentre nella terza si vede germogliare già qualche risultato. Certo, poi bisogna perseverare. Le buone abitudini devono essere mantenute finché si campa, lo ripeto spesso, anche perché raccomandiamo un’alimentazione assolutamente normale: mangiare soprattutto cereali integrali, legumi, verdura e frutta ogni giorno. Insomma, quello che si mangiava un tempo".

Oltre alle abitudini alimentari, quali altre buone norme bisogna acquisire?

"La nostra associazione, 'La grande Via', propone tre vie per una longevità in salute: attenta alimentazione, esercizio fisico quotidiano e vita spirituale".

Perché l'aspetto spirituale è importante?

"Oggi sappiamo quanto la vita spirituale possa influenzare la nostra fisiologia agendo attraverso la nostra mente. Agisce sul Dna, attiva e disattiva alcuni geni, in particolare quelli responsabili delle infiammazioni. Sono geni che sono alla base delle maggiori malattie croniche del nostro tempo oltre che del diabete, del cancro, dell'Alzheimer. Nel corso dei 21 giorni si lavora molto sulla spiritualità e sulla gioia, usiamo delle pratiche che aiutano le persone a liberarsi dei fantasmi del passato e a vivere nel presente".

Quanto conta in questo cambiamento la volontà personale?

"Conta, sicuramente. E conta l'amore per noi stessi. Questi due fattori sono importanti perché non è facile cambiare, immersi come siamo in un mondo che va in direzione opposta rispetto al percorso che proponiamo nel libro. Siamo tartassati dalla pubblicità che ci spinge verso determinati stili di vita e vuole che consumiamo certi alimenti. La nostra proposta è di cambiare, ma con gradualità e in maniera soft, scoprendo mano a mano che mangiando le cose giuste, facendo attività fisica si sta meglio, si ottiene una ricompensa che ci dà lo spunto per continuare. Forse oggi la cosa più difficile, però, è recuperare una vita spirituale".

Perché, a suo parere?

"Perché siamo così immersi nel rumore, nei suoni, così circondati da immagini che non c’è spazio per il silenzio e quindi per la dimensione spirituale. Non parlo tanto di avere una vita religiosa, perché esiste una spiritualità laica, ma del recuperare uno spazio per pensare, per stare con se stessi. Con un po' di impegno e qualche esercizio ad hoc si arriva a riassaporare la gioia di esistere, di essere vivi, di poter ancora gustare la natura nonostante la spazzatura urbana che ci circonda".

Perché, come scrivete nel libro, "mantenerci in salute è una scelta di giustizia"?

"Non abbiamo il diritto di far pesare le nostre malattie sugli altri, di togliere anni di vita e di felicità ai nostri figli costringendoli a occuparsi della nostra invalidità o demenza senile. Oggi, arrivare in età avanzata in piena salute non è, per lo più, una fortuna dettata dal caso, ma una possibilità alla portata di tutti, che si costruisce sulle scelte quotidiane e sull'esperienza di vita dettata dalla consapevolezza. Ecco perché mantenerci un salute è una scelta di giustizia".
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