Italia ultimo Paese europeo in tema di meritocrazia.

Il dato arriva dal "Meritometro 2018", indagine che verrà presentata domani a Milano al Forum della Meritocrazia (dalle 17, palazzo Castiglioni), organizzato in partnership con CFMT (Centro di Formazione Management del settore Terziario).

L'appuntamento milanese, che cade in occasione della "Giornata nazionale del merito", nasce per creare un momento di confronto tra istituzioni e aziende coinvolgendo un pubblico ampio, chiamato a contribuire alla discussione sul merito nelle università e nel mercato del lavoro, privato e pubblico.

Oltre a prestigiosi speaker che porteranno la loro esperienza, il pubblico sarà invitato a partecipare a un sondaggio in tempo reale per contribuire alla definizione di un "Manifesto per il merito al lavoro", un documento con indicazioni operative per chi davvero vuole cambiare questo aspetto nel Paese.

Secondo quanto anticipato dagli autori della ricerca, nella classifica del Meritometro 2018 l’Italia, per il quarto anno consecutivo, si colloca dunque in ultima posizione, con 43 punti di distacco dalla Finlandia (prima in classifica) e 9 punti dalla Spagna (in penultima posizione).

Il Belpaese peggiora anche (-1.07 punti) per quanto riguarda gli abbandoni scolastici e il tasso di educazione terziaria, dato ascrivibile anche alla relativa inefficienza del mercato del lavoro, ad un sistema bancario nel complesso debole e a una burocrazia troppo lenta.

Segno positivo in classifica, invece, in tema di lotta alla corruzione: l'Italia rispetto al passato guadagna punti (+1.97), anche se i gap su questo fronte restano ancora di notevole entità (9 punti dalla Spagna, 26 dalla Francia e 40 dalla Germania).

Bene – ma non troppo – le pari opportunità: l'indagine evidenzia una lieve riduzione dei NEET (giovani che non studiano né lavorano) frutto delle politiche di incentivazione dei giovani all'impiego produttivo; per quanto riguarda le donne, invece, la barriera in ambito lavorativo rimane ancora più che consistente, sia in termini retributivi che di tasso occupazionale.

(Unioneonline/v.l.)
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