C'è anche la Sardegna nel "Frutteto della Biodiversità" realizzato da Fondazione Fico e Arpae nel parco agroalimentare "Eataly World", in provincia di Bologna, e volto a preservare e tutelare negli anni gli alberi da frutto e forestali più significativi d'Italia.

Fra le 15 piante scelte fra le varie regioni d'Italia e messe a dimora - non, certo, le "originali" ma gli esemplari "gemelli" opportunamente ottenuti - figura infatti anche il Fico d'India Longifoglia, pianta secolare di origine texana, salvata dall'estinzione grazie al recupero negli orti botanici sardi.

Il fico d'India impiantato a Bologna
Il fico d'India impiantato a Bologna
Il fico d'India impiantato a Bologna

Fra gli altri arbusti selezionati alcuni vantano importanti primati nazionali, come il mandorlo più grande d'Italia che si trova a San Giovanni Rotondo, in Puglia, con i suoi 4,6 metri di circonferenza misurati a 1,3 metri da terra e un'età stimata in circa 300 anni. O il pero più grande d'Italia che si trova a San Severino Lucano in Basilicata, con circonferenza di oltre 4 metri e 3 secoli di vita.

Ma soprattutto c'è il noce più anziano d'Europa e più grande d'Italia: vive a Poggiodomo, in Umbria ,ed è caratterizzato dalla straordinaria circonferenza di oltre 5 metri che ancora fruttifica.

Fra le altre piante il fico della Badia di Cavana nel parmense, di oltre 800 anni, con una chioma che raggiunge la superficie di circa 300 metri quadrati ed è senz'altro la più vasta del continente. E ancora il cipresso di San Francesco, a dimora nel Convento dei Frati minori di Villa Verucchio a Rimini e su cui si narra sia stato piantato proprio da San Francesco, cui deve il nome.

Il frutteto - che è parte della Rete dei Frutteti della Biodiversità realizzata da Arpae in Emilia-Romagna, prima rete a livello nazionale, che comprende 7 giardini in tutta la regione - intende essere una "banca della memoria" volta a preservare le varietà in estinzione. Basti pensare che negli ultimi 50 anni sono scomparse dal pianeta circa 300mila varietà vegetali, e si stima che un quinto circa delle specie vegetali ed animali potrebbe non sopravvivere a lungo.

(Unioneonline/v.l.)
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