È calato il sipario sul Festival nazionale della comunicazione, che per 13 giorni ha ospitato a Oristano illustri personaggi del mondo della stampa, che si sono confrontati sui temi delle fake news e della pace.

Domenica con la messa presieduta dal vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni d'Ercole, attuale presidente della Conferenza episcopale italiana per la cultura e le comunicazioni sociali, si è concluso ufficialmente l'evento.

Il vescovo di Ascoli Piceno ha letto ai fedeli il telegramma che Papa Francesco ha inviato all'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, nella giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

"Riassumo in tre parole il concetto del messaggio del Papa, lanciato proprio in occasione della giornata nazionale delle comunicazioni sociali e che riflettono perfettamente gli incontri di queste due settimane di Oristano", ha spiegato monsignor Giovanni d'Ercole.

Poi, ha sottolineato come "l'amore per la verità porta alla responsabilità. Ogni uno di noi si deve assumere le proprie responsabilità ad ogni livello. Terza, la solidarietà. Credo che il volto della verità sia proprio la solidarietà, quella di difendere il bene e pagarlo anche con la propria vita".

Il vescovo Giovanni d'Ercole, ha poi osservato come "questo può essere l'impegno che va oltre le confessioni religiose. Tutti dobbiamo essere responsabili sulla verità delle notizie. Accettarle passivamente e guardare quanto accade dal balcone ci renderebbe corresponsabili di tutto".

L'arcivescovo Ignazio Sanna ha quindi tracciato il bilancio del festival: "Direi animato da una molteplice serie di eventi, molto partecipati e interessanti. Il messaggio che parte da Oristano? Comunicare tutti, comunicare bene. Ed è perfettamente in linea con l'indicazione dataci dal Papa. Ci ha invitato a non lasciarsi dettare l'agenda dai potenti ma dai poveri, dagli umili, dagli ultimi. La Chiesa sostiene che a tutti bisogna garantire il diritto di parola, che tutti possono e devono comunicare le proprie convinzioni. Se ad uno si toglie la libertà di comunicare gli si toglie la dignità".

E poi, il vescovo si è concentrato sulla testimonianza di due malati di Sla: "Molto commovente è stata la testimonianza dei due malati, Andrea Turnu e Paolo Palumbo, protagonisti del programma: 'comunicare oltre ogni barriera'. Il silenzio tra la domanda dell'intervistatore e la risposta dell'intervistato è un simbolo eloquente di come l'ascolto dell'altro e il rispetto dei suoi tempi sia la necessaria premessa per una comunicazione autentica. La Chiesa sostiene che per comunicare bene bisogna trovare la parola giusta e rispettare la verità. In secondo luogo, la Chiesa sostiene che per comunicare bene bisogna trovare la parola giusta e rispettare la verità. Le parole vere, dice il Papa, pesano: le sostiene solo chi le incarna nella vita. Poiché viviamo in una società plurale sia dal punto di vista sociale che religioso, è necessario il dialogo vero e sincero. Nel dibattito con Vito Mancuso ho ribadito, seguendo le indicazioni del Papa, che il dialogo vince il sospetto e sconfigge la paura. Il dialogo mette in comune, stabilisce relazioni, sviluppa una cultura della reciprocità. La Chiesa, mentre si pone come artefice di dialogo, dal dialogo viene purificata e aiutata nella stessa comprensione della fede".

L'INTERVISTA A MONSIGNOR D'ERCOLE:

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