Un viaggio per immagini attraverso luoghi, città e villaggi di un Mediterraneo vicino e di terre lontane: apre martedì 27 marzo a Oristano (Liceo artistico Carlo Contini) la mostra del fotografo Antonello Carboni “Altri mondi, taccuino di viaggio”.

Prodotta dal Comune di San Vero Milis e a cura di Ivo Serafino Fenu, la rassegna propone quarantacinque istantanee di grande formato, a raccontare Palestina, Giordania, Kurdistan, Western Sahara, Senegal, Bielorussia e altre realtà, distanti eppure incombenti.

Al centro del racconto anche i volti che hanno visto violenza, deportazioni, soprusi d’ogni tipo, ma che per questo non si abbattono e anzi, fieri e indomiti, mostrano la consapevolezza sempre viva di appartenere a stirpi nobili e coraggiose.

Occhi di vecchi patriarchi ma anche di giovani uomini e giovani donne resi belli da un velo di tristezza che deriva dalla presa di coscienza di un fardello duro da portare e di una libertà ancora lontana da venire.

E occhi di bambini, che brillano e sorridono di freschezza e per quell’essere ancora ignari del dramma dell’oggi e dell’incertezza del domani.

Contestualmente al lancio della mostra sarà presentato (martedì 27 marzo alle 10.30) il docufilm dello stesso Carboni "La casa delle stelle", prodotto in collaborazione con la Società Umanitaria – Cineteca Sarda: un omaggio all’artista Antonio Amore, nel centenario della sua nascita e per molto tempo insegnante presso l'Istituto d'Arte di Oristano.

Un ritratto a tutto tondo dell’artista attraverso le testimonianze di quanti l’hanno conosciuto e dei luoghi nei quali si è svolta la sua lunga vicenda umana e artistica.

Antonio Amore, catanese di nascita, classe 1918, ma sardo per scelta o, forse, per destino, approdò nell’Isola nel 1964, un anno prima di iniziare la sua carriera di insegnante a Oristano nel locale Istituto d’Arte, ma con alle spalle una già lusinghiera esperienza artistica. In quell’anno fatidico, abbandonata una Roma opulenta e in piena “dolce vita” che gli stava aprendo le vie di un agognato successo artistico, approdò, esule volontario, nelle lande silenziose tra Austis e Neoneli, più precisamente nella cantoniera di S'isteddu. Luoghi aspri, per certi versi inospitali, querce secolari e graniti, pecore e pastori accolsero Antonio Amore, che recise i suoi legami con la Capitale, e mai rottura fu più radicale. Ai clamori e al chiacchiericcio romano preferì il suono secco e gutturale della parlata del luogo, diventando più sardo dei sardi tra gli artisti del Novecento. Avendo scelto la Sardegna quale terra d'elezione riuscì a interpretarne l'anima più profonda, senza inseguire le mode "avanguardistiche" del momento, senza cadere nelle trappole del folclore e, tuttavia, mantenendo la sua arte profondamente ancorata al dibattito contemporaneo.

La rassegna resterà aperta sino al 26 maggio prossimo.

(Unioneonline/v.l.)
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