Milano, 1948. La seconda guerra mondiale è finita da poco e si fatica a tirare avanti. Di soldi per divertirsi ce ne sono pochi e bastano a malapena per i cinema di terza visione, quelli dove con un biglietto si possono vedere anche più film.

Nel buio di una di queste sale, in quei giorni di settant'anni fa, c’è uno strano personaggio che passa i pomeriggi a vedere e rivedere film western. La stranezza è che ha una lampadina da minatore sulla testa e mentre sullo schermo scorrono le immagini, lui disegna. Il disegnatore misterioso si chiama Aurelio Galleppini, in arte Galep, e sta cercando spunti e idee per un nuovo eroe dei fumetti. Deve fare in fretta perché Gian Luigi Bonelli, vulcanico e prolifico creatore di personaggi e di avventure, ha già scritto qualche storia del nuovo eroe anche se il nome, anzi il cognome, Tex Killer, non convince fino in fondo. Troppo duro, forse è meglio non rischiare di incorrere nelle ire della censura. Intanto il film prosegue e Galep continua a buttare giù schizzi. Ora il volto lo soddisfa, assomiglia un po' a Gary Cooper e la cosa non gli dispiace…

Sembra una leggenda, ma è così che prese forma uno dei personaggi chiave del fumetto italiano e mondiale, quel Tex Killer che sarebbe diventato, già alla sua prima uscita nelle edicole, Tex Willer. Anzi, semplicemente Tex.

I PRIMI PASSI - Eppure settant'anni fa su Tex non si puntava piĂą di tanto. Il fumetto era anch'esso, come il cinema, un genere di divertimento alla portata delle povere tasche di allora, un divertimento effimero e immediato. Il destino dei personaggi, salvo rari casi, era di durare qualche mese in edicola e poi via, largo ad altri personaggi e altre avventure.

Tex invece dimostra subito una tempra diversa e resiste, mese dopo mese. Nei primi tempi non vende tantissimo, è un prodotto di successo medio. A furoreggiare, negli anni Cinquanta, sono fumetti più ingenui come Capitan Miki, Il grande Blek e Il Piccolo Sceriffo. Addirittura, in quegli anni, Tex si attira le ire dei benpensanti perché le sue storie sono troppo violente, tanto da dover uscire con la scritta "lettura adatta ad adulti" stampigliata in bella vista sulla copertina. L'accusa è di corrompere la gioventù, insegnandole la violenza e allontanandola dalle buone letture!

Tex supera anche questo ostacolo e negli anni Sessanta, quando il pubblico comincia a desiderare prodotti piĂą maturi, prende il volo, arrivando a vendere 700 000 copie ogni mese.

SULLA BRECCIA - Oggi vendite di questo tipo sono impensabili e il fumetto pare aver ceduto inesorabilmente il passo a nuove e piĂą tecnologiche forme di intrattenimento.

Eppure Tex rimane ben saldo in sella, col suo Stetson in testa, la sua camicia gialla, la colt 45 al fianco, immune alle mode, molto simile a come l’avevano creato Bonelli e Galleppini, anche ora che i creatori non ci sono più e a realizzarlo si alternano da anni sceneggiatori e disegnatori diversi. E Tex non solo vive, ma gode di ottima salute: ogni mese, infatti, vengono stampate una storia inedita, albi speciali, tante ristampe, mentre nei negozi non manca il merchandising compreso il recentissimo Monopoly di Tex oppure il Trivial Pursuit ambiento nel West. A questo si aggiungono le tante edizioni estere, tra cui una addirittura per l'India, in lingua Tamil!

Non stiamo, quindi, parlando di un prodotto di nicchia per collezionisti o patiti del fumetto d'antan…

Mille volte hanno chiesto a Bonelli quale fosse il segreto del successo e della longevitĂ  editoriale di Tex. Le risposte sono state sempre evasive, "alcuni personaggi nascono con i segni di un destino favorevole, altri avranno un'esistenza difficile. E chi fa il nostro mestiere deve anche mettere in conto la possibilitĂ  di misteriose, imprevedibili 'congiunzioni astrali'" affermava in un'intervista del 1992.

Dopo aver letto centinaia di storie di Tex scritte dal suo creatore si giunge però a un’opinione ben diversa, che poco ha a che fare con le congiunzioni astrali: il segreto di Tex è stato ed è tutt'ora proprio Gian Luigi Bonelli. Il papà di Tex, di cui quest'anno ricorre anche il centodecimo anniversario dalla nascita, era un narratore di razza che ha saputo creare un eroe da grande romanzo di avventura, un eroe che non ha nulla da invidiare ai protagonisti dei suoi romanzi preferiti, quelli di Kipling, Salgari, Dumas, Conrad.

Il mito di Tex fra passato e presente, foto di Giacomo Mozzi
Il mito di Tex fra passato e presente, foto di Giacomo Mozzi
Il mito di Tex fra passato e presente, foto di Giacomo Mozzi

ANTICO E MODERNO - Al servizio di questo eroe Bonelli ha messo, per oltre quarant'anni, tutto se stesso, quasi in una sorta di identificazione con il personaggio Tex, e tutta la sua inesauribile fantasia.

Leggendo il Tex di Bonelli si coglie anche la capacitĂ  dell'autore di precorrere i tempi creando un eroe che ha le caratteristiche del western del cinema americano, ma con alcuni elementi di modernitĂ  che gli hanno consentito di staccarsi dal modello di partenza e di continuare a vivere anche quando il genere western ha perso popolaritĂ .

Parlo principalmente del rapporto con i nativi americani: in un'epoca in cui al cinema gli indiani sono i cattivi e i soldati blu sono "i nostri", Tex vive tra i pellerossa, diventa il capo del popolo dei Navajos e assume un nome indiano, Aquila della notte.

E Bonelli opera questa personale rivoluzione nell'immaginario western senza eccessi di revisionismo, ma con la volontà di far muovere il suo personaggio in un mondo violento in cui la parola giustizia ha però un significato e in cui l'unica divisione accettabile per Tex è quella tra onesti e bari, tra malfattori e giusti, tra politicanti corrotti e uomini di legge.

Per usare le parole di Tex (che sono poi quelle di Bonelli) sono "amico della giustizia! E la giustizia non bada al colore della pelle, se è vera giustizia!".

Se non è modernità questa...
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