La sigla IRKALS significa "Studio su Retrovirus endogeni umani per valutarne il coinvolgimento nella SLA e l'utilità come biomarcatori".

È stato sviluppato all'interno dell'ateneo sassarese uno dei sei progetti selezionati da AriSLA (Fondazione Italiana di ricerca per la SLA) per l'attribuzione di un finanziamento, nell'ambito della "Call for Projects 2017".

Lo studio sassarese, che ha spiccato tra i 143 progetti nazionali, è coordinato dal professor Leonardo Sechi del Dipartimento di Scienze Biomediche (Università degli Studi di Sassari).

Del gruppo di ricerca fanno parte, inoltre, il professor Giampietro Sechi, e i dottori Giannina Arru e Giuseppe Mameli.

Il progetto durerà 12 mesi, per un valore complessivo di 57mila euro, e sarà sostenuto anche dall'Associazione Viva la Vita Onlus.

I Retrovirus endogeni umani (HERVs) sono residui di infezioni retrovirali che si sono verificate nei nostri antenati e sono stati incorporati nel DNA dei nostri antenati in un periodo che va dai 70 ai 30 milioni di anni fa, rappresentando oggi circa l'8% del genoma umano.

Recenti ricerche hanno messo in evidenza l'espressione di quantità elevate del retrovirus HERV K ed anticorpi contro il retrovirus stesso, nel sangue e nel fluido spinale di una parte dei pazienti affetti da SLA.

In questo progetto sarà verificato se l'espressione delle sequenze HERV sia correlata alla gravità della malattia e se i livelli delle sequenze trascritte di HERV K e la risposta immunitaria contro il retrovirus nel sangue o nel fluido spinale possano essere utili come biomarcatori per monitorare la progressione della malattia e la risposta alla terapia. Il coordinatore scientifico Leonardo Sechi spiega: "Abbiamo notato che nei pazienti affetti da SLA c'è una spiccata risposta immunitaria nei confronti di questo retrovirus, perciò indagheremo per verificare in che modo l'espressione di HERV-K e la risposta immunitaria contro le proteine espresse possano contribuire alla degenerazione neuromotoria".
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