UN NUMERO SPECIALE DI ALBUM SARDO - È giunto al termine il viaggio nel tempo attraverso la grande fotografia che L'Unione Sarda ha voluto proporre ai propri lettori. Ed è con un volume dedicato alla storia del turismo nell'Isola che si chiude la collana Album Sardo, perché il tema attraversa la storia isolana dalla fine dell'800 ai giorni nostri e rappresenta una delle grandi opportunità per il suo futuro.

Ne è convinto anche il professor Giuseppe Loy Puddu, ex direttore generale dell'Ente Sardo Industrie Turistiche (ESIT), docente all'Università Bocconi del Master in Economia del Turismo, nonché autore di pubblicazioni come Turismo totale per la Sardegna e Politiche del turismo a confronto (Carlo Delfino editore), in cui ripercorre i visionari piani di sviluppo del dopoguerra e indica le prospettive future per il settore.

Giuseppe Loy Puddu
Giuseppe Loy Puddu
Giuseppe Loy Puddu

Quando il turismo ha "scoperto" la Sardegna?

"La tradizione turistica sarda ha in verità origini antiche, ma per parlare di turismo come lo intendiamo oggi bisogna attendere il secondo dopoguerra, perché se è vero che già da fine '800 l'Isola è stata meta di esploratori attratti da un luogo misterioso e da scoprire, si tratta comunque di una ristretta minoranza. Se proprio si vuol trovare una data da cui far partire la storia del turismo locale, io direi che è il 9 maggio 1949, quando, cioè, furono celebrate le prime elezioni della Sardegna a Statuto Speciale."

Cosa avvenne da allora?

"Anzitutto bisogna ricordare che fino all'immediato dopoguerra sull'Isola esisteva ancora la piaga della malaria, e solo le campagne dell'Erlaas (Ente regionale per la lotta anti anofelica) con il supporto della Fondazione Rockefeller hanno permesso di rompere questa "catena" certo non propizia per il turismo. In secondo luogo proprio allora i primi legislatori isolani dell'Autonomia, tra cui i primi due presidenti Luigi Crespellani e Giuseppe Brotzu, pongono le basi per il futuro, in assenza di programmi di sviluppo o sistemi scientifici di proiezione, e senza rendersene conto applicano alle loro scelte il principio attualissimo delle cosiddette 3 R."

Loy Puddu, a sinistra, con l'Aga Khan sui terreni del Consorzio Costa Smeralda
Loy Puddu, a sinistra, con l'Aga Khan sui terreni del Consorzio Costa Smeralda
Loy Puddu, a sinistra, con l'Aga Khan sui terreni del Consorzio Costa Smeralda

Ovvero?

"Ricerca, Regole e Rapidità. Un principio semplice, peraltro reclamizzato da tutte le agenzie che lavorano per le Nazioni Unite: non fare programmi per il futuro senza conoscere il pregresso, errori e successi del passato; programmare secondo regole precise, perché i piani di sviluppo sono ponti tra l'oggi e il domani; infine, eseguirli rapidamente, in modo tale che non risultino vecchi già prima di essere realizzati."

Cosa prevedeva il piano del '49?

"Si veniva fuori dalla guerra, dal sottosviluppo e dalla malaria, e i presidenti delle prime legislature videro nel turismo la chiave che avrebbe potuto unire nello sviluppo l'interno alle coste, ribaltando il gap dell'insularità. Con uno sviluppo ordinato e organico, che avrebbe permesso ai sardi di proporsi nel mercato del turismo, in meno di due anni si approvò la prima legge italiana sul credito alberghiero e l'istituzione dell'Esit, ente promotore dello sviluppo turistico locale. Ma non tutti i sardi lo capirono e mentre si avviava l'esecuzione di questa legislazione regionale nasceva già un fronte d'opposizione."

Nella società sarda in generale o nel mondo politico?

"Da certa parte della politica, che accusava l'Esit di voler 'trasformare i sardi in camerieri' e proprio allora optava invece per i grandi poli industriali. Mentre noi presentavamo l'Isola come un cofanetto di ricchezze storiche, culturali e paesaggistiche - e abbiamo fatto centro - ci dicevano che il turismo era parassitario. Nella realtà, invece, era una forma di sviluppo liberale che avrebbe fatto nascere un'imprenditoria autonoma al motto di 'vinca il migliore'. Poi ci si rese conto dell'errore di aver puntato tutto sull'industrializzazione e qualcuno propose un ritorno al passato."

Dalle pagine del 30° volume di Album Sardo
Dalle pagine del 30° volume di Album Sardo
Dalle pagine del 30° volume di Album Sardo

Cosa fece l'Esit concretamente?

"Costruì alberghi in proprio, diede crediti a fondo perso a imprenditori, creò contatti internazionali, strinse collaborazioni internazionali, fondò scuole alberghiere e ideò iniziative come la Linea Tolone-Porto Torres, l'Escapade, con cui si voleva attrarre il mercato francese. Poi, per non limitarci al turismo balneare, abbiamo comprato il complesso della costa di Nora e ci abbiamo fatto un teatro vicino a quello romano e nel 1951 vi abbiamo rappresentato un'opera di Marcello Serra. Una sorta di marketing ante litteram, tra l'altro senza grandi budget, come quando abbiamo diffuso gli abbonamenti ai due quotidiani sardi o organizzato il congresso nazionale della stampa, nel maggio del 1964, con Vittorino Fiori de L'Unione e Aldo Cesaraccio de La Nuova Sardegna ad accompagnare i colleghi del 'continente' sul treno che attraversava l'Isola."

E in parallelo ci furono iniziative di imprenditori sardi

"Quel periodo post bellico ha visto la Sardegna lanciarsi in iniziative come la compagnia marittima Sardamare, o quella aerea Airone, prima in Italia."

Ci fu anche un tentativo di collaborazione con la Corsica?

"I primi passi del turismo sardo li abbiamo fatti proprio con la Corsica, che aveva una tradizione già più strutturata a livello di ricettività, creando una linea aerea da Ajaccio ad Alghero con i velivoli Breguet, quelli a due piani che durante la guerra trasportavano soldati e automezzi, da noi adattati per i turisti con le loro auto."

Il turismo in Sardegna negli anni '60
Il turismo in Sardegna negli anni '60
Il turismo in Sardegna negli anni '60

Cosa resta di tutto questo oggi?

"Il valore di ciò che l'Esit ha costruito supera di gran lunga quello che l'ente ricevette dallo Stato, anche se ebbe piena collaborazione dall'omologo nazionale ENIT. Ma il lascito è stato parzialmente distrutto da certa politica, basti pensare all'albergo Esit del Poetto, ceduto per farne un ospedale, perché il Comune di Cagliari dichiarò che la città non sarebbe mai diventata un polo turistico..."

Come dovrebbe essere oggi un piano turistico di lungo periodo?

"Anzitutto dovrebbe esser fatto da gente capace, e per averne in loco bisogna preparare nel tempo figure ad hoc. Poi è necessario sostenere l'imprenditoria tra le nuove generazioni e creare una stretta collaborazione con la politica regionale nel suo insieme: non solo l'assessorato specifico, perché il turismo riguarda tutti gli aspetti della politica regionale, e tutte le istituzioni devono concorrere nell'operatività."

Nel 2000 il turismo rappresentava il 10% del PIL regionale, qualcosa è stato fatto...

"Certo, ma non abbastanza. Per farsene un'idea basterebbe confrontare gli aerei settimanali in arrivo in Sardegna e quelli nelle Baleari e notare la forte differenza. Non voglio dire che ci sia una ricetta magica, ma forse guardare a quanto di positivo si è fatto in passato e ripensare a quel sistema turistico mediterraneo ipotizzato appena dopo la guerra servirebbe a capire quante potenzialità abbia ancora il turismo."

Barbara Miccolupi

(Unioneonline)

(Il 30° volume di Album Sardo è in edicola da sabato 20 gennaio in abbinamento facoltativo a L'Unione Sarda - 2,80 Euro oltre al prezzo del quotidiano).
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