Fenici e sardi, due popolazioni fortemente integrate soprattutto in relazione al sito di Monte Sirai e a tutta l'area sulcitana.

A rivelarlo è uno studio che annovera l'Università di Sassari tra i protagonisti.

Pubblicata sulla prestigiosa rivista PLoS ONE, l'indagine, tra indagine genetica e archeologica, è intitolata "Ancient mitogenomes of Phoenicians from Sardinia and Lebanon: A story of settlement, integration, and female mobility".

Dalle analisi condotte, che hanno preso in esame anche il DNA antico, quello mitocondriale e dunque ereditato esclusivamente per via materna, si evidenzia come esistesse una forte mobilità delle donne con anche numerosi matrimoni misti fra le due componenti. Quest'ultimo aspetto, in particolare, è confermato dalla presenza di diversi aplogruppi riconducibili alle linee mitocondriali che risalgono ai tempi pre e protostorici, con ulteriori gruppi umani che sembrerebbero derivare, invece, da altre aree del Mediterraneo (Nord Africa) e dell'Europa continentale.

La ricerca è stata condotta da Lisa Matisoo-Smith (University of Otago, Nuova Zelanda) e da Pierre Zalloua (Lebanese University) sul versante genetico, con il fondamentale contributo dell'Università degli Studi di Sassari per lo sviluppo della parte archeologica: prelievo e invio dei campioni, interpretazione dei risultati ed elaborazione dello studio definitivo.

I campioni provengono dal Libano e, soprattutto, dalla necropoli fenicia e punica di Monte Sirai, grazie agli scavi effettuati negli ultimi anni nell'ambito della Summer School di Archeologia Fenicio-Punica diretta da Michele Guirguis (Università di Sassari). Alla ricerca ha partecipato anche la dottoressa Rosana Pla Orquin.

La ricerca rappresenta solo il primo risultato di una serie di analisi che l'Università di Sassari sta portando avanti nell'ambito degli studi di Archeologia fenicio-punica.

(Unioneonline/v.l.)
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