Qualche critico ha definito "Tu non sei come le altre madri" (Edizioni e/o, 2017, Euro 19, pp. 511) una sorta di "Via col vento" ambientato però nella Germania della prima metà del Novecento.

Nel bel romanzo di Angelika Schrobsdorff (1927-2016), scrittrice molto famosa in terra tedesca e purtroppo poco conosciuta dalle nostre parti, non mancano come nel grande affresco “sudista” di Margaret Mitchell grandi passioni, struggimenti, personaggi indimenticabili e momenti di grande drammaticità, con la tragica storia europea del primo Novecento a far da sfondo alle vicende narrate. Però sarebbe veramente riduttivo considerare il libro della Schrobsdorff come un grande affresco melodrammatico, pur di grande livello, come si può considerare il "Via col vento" di Margaret Mitchell.

La penna della scrittrice tedesca è ben più raffinata dell’omologa americana. Soprattutto è modernamente tesa a raccontare le psicologie dei personaggi più che le loro azioni, le sfumature più che i loro gesti, i loro pensieri più che le parole.

Modernissima e, soprattutto, realmente vissuta è la protagonista, Else, la donna che nel titolo “non è come le altre madri”. E com'è Else? È prima di tutto una donna che desidera essere fino in fondo se stessa, vivere la propria vita senza dover sottostare a convenzioni e a regole sociali. È una donna nata in una agiata famiglia ebrea della Berlino di fine Ottocento che giura a se stessa due cose: di avere un figlio da ogni uomo che sentirà di amare veramente e di vivere la propria vita da protagonista, costi quel che costi.

Ecco allora che il libro narra di Fritz, Hans ed Erich, mariti, compagni, amanti, padri rispettivamente di Peter, Bettina e soprattutto Angelika, l’autrice del romanzo. Con questi uomini Else sperimenta tutte le possibili combinazioni dei rapporti a due e tutte le possibili trasgressioni amorose e sentimentali. Da sola insegue un ideale di libertà assoluta che la porta a scelte controcorrente e anche discutibili, che la spinge a gettarsi continuamente in nuove avventure trascurando in certi momenti anche chi le sta vicino.

Else però non cede mai alla meschinità e alla mediocrità. Può sbagliare ma allo stesso tempo ha il coraggio di provare a rimediare. Sa ferire, ma nello stesso tempo lenisce il dolore prima che diventi insopportabile. Nel romanzo della figlia la vicenda di Else si srotola mentre attorno a lei scorre la follia della Prima guerra mondiale, viaggiano a una velocità supersonica i ruggenti anni Venti in un frenetico girotondo di concerti, teatri e feste.

Poi Else si trova immersa nella cupa atmosfera degli anni Trenta e del nazismo, delle leggi razziali che costringono lei e la figlia Angelika all’esilio in Bulgaria. Si trova in questi anni a fare i conti con le sue origini ebraiche, proprio lei che si è considerata prima di tutto tedesca e che sentiva come lacci i legami religiosi e culturali dell’ebraismo. E dovrà fare i conti con l’estrema difficoltà di essere fino in fondo se stessa e libera in un mondo che vuole classificare, ridurre l’individuo a categorie e razze di appartenenza. Else si ritroverà in una realtà per lei inaccettabile e a suo modo la rifiuterà, pagando fino in fondo le sue scelte.

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