GLI ANNI DELLA RIVOLTA IN SARDEGNA - Il vento della contestazione studentesca e delle agitazioni operaie di fine anni '60 arriva anche sull'Isola e non si limita a toccare i grandi centri urbani di Cagliari e Sassari, né tantomeno la sola componente studentesca. Troppi i motivi di malessere dei sardi perché lo spirito di rivolta non si propaghi oltre le aule universitarie e non diventi un grido diffuso contro istituzioni e governo centrale.

In gioco c'è la rivoluzione che l'Isola sta affrontando, con la crisi del settore carbonifero di metà anni ’60 e la perdita di migliaia di posti di lavoro, la chiusura di tante miniere e l’avvio di un’industrializzazione forzata nei poli petrolchimici di Porto Torres, Assemini e Sarroch. Ma a differenza del passato, c'è ora una nuova classe operaia cresciuta numericamente, fortemente sindacalizzata e pronta a battersi per la difesa dell'occupazione e dei salari.

I FIGLI DEL BOOM IN RIVOLTA - Accanto al disagio del mondo operaio e agro-pastorale serpeggia quello delle giovani generazioni, i cosiddetti figli del boom, più smaliziati e istruiti dei loro padri, ormai ammessi a studi universitari fino a poco prima impensabili. Come i loro coetanei europei e americani anche gli studenti sardi sognano un mondo diverso e libero da ogni autoritarismo, ma soprattutto vogliono una scuola moderna che dia le stesse opportunità a tutti, che spazzi via il nepotismo e crei punti d'incontro tra docenti e alunni. Al grido di "vogliamo tutto" occupano gli atenei di Cagliari e Sassari, sospendendo esami e lezioni e chiedendo insieme ai loro colleghi "continentali" una vera riforma dell'istruzione.

Dalle pagine di Album Sardo
Dalle pagine di Album Sardo
Dalle pagine di Album Sardo

L'AUTUNNO CALDO DEI PASTORI - Da Cagliari e Sassari il vento del sessantotto arriva in Barbagia, dove si contesta la scelta governativa di impiantare un nuovo poligono militare espropriando i terreni a fronte di un risarcimento irrisorio. Da Nuoro a Mamoiada, da Orgosolo a Gavoi, Olzai e Baunei la mobilitazione della gente è generalizzata, ma è nella piccola frazione di Pratobello che si registra lo scontro più acuto tra isolani e Stato centrale: un fronte compatto di "ribelli" occupa le strade attorno al poligono e blocca i militari pronti per le esercitazioni, la tensione arriva alle stelle e si teme lo scontro armato. Sarà la determinazione della popolazione locale, appoggiata man mano da sindacati, partiti e alcuni parlamentari, a fare di Pratobello un caso politico e a spingere il Governo a un passo indietro.

IL DOVERE DI ESSERCI - A seguire da vicino gli anni "caldi" della contestazione e delle agitazioni sindacali in Sardegna è il fotoreporter Fausto Giaccone, convinto che la fotografia abbia il dovere di testimoniare i grandi cambiamenti sociali, e magari schierarsi da una parte o dall'altra della barricata. Inviato dal settimanale L’Astrolabio di Ferruccio Parri, Giaccone arriva sull'Isola e ritrae i dibattiti tra studenti e pastori in Barbagia, i manifesti del Che, del Maggio francese e le bandiere del Vietnam nei circoli giovanili di Orgosolo e Nuoro, e ancora i volti sprezzanti e sfiduciati della gente di Bono durante il comizio dell'allora presidente di Regione.

Barbara Miccolupi

(Il 24° volume di Album Sardo è in edicola da sabato 9 dicembre in abbinamento facoltativo a L'Unione Sarda - 2,80 Euro oltre al prezzo del quotidiano).

Il '68 sardo nelle immagini di Fausto Giaccone
Il '68 sardo nelle immagini di Fausto Giaccone
Il '68 sardo nelle immagini di Fausto Giaccone
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