"A Diosa" o "Non potho reposare", come è meglio conosciuta oggi, è la canzone forse più amata dai sardi. Composta da Giuseppe Rachel su un testo di Salvatore Sini, nella sua storia ormai secolare è stata interpretata da musicisti popolari, cori polifonici, rockers, cantanti d'opera e jazzisti, che hanno realizzato decine di versioni diverse fra loro ma parimenti ricche di fascino. Tra le più celebri quelle dei cori nuoresi, di Maria Carta e di Andrea Parodi, grazie alle quali "Non potho reposare" è stata apprezzata anche al di fuori dei confini regionali.

A raccontare, in una ricerca condotta nell'arco di due anni, le singolari vicende di questo suggestivo brano è un testo di Marco Lutzu, etnomusicologo, dal titolo "Non potho reposare – Il canto d'amore della Sardegna", che sarà presentato domani a Tempio Pausania (Spazio Faber, alle 18) .

Dopo i saluti di aperura del sindaco Andrea Biancareddu e dell'assessore alla cultura Gianni Addis, il programma prevede un'introduzione affidata a Ottavio Nieddu, ideatore del progetto editoriale, e la presentazione a cura di Marco Lutzu.

L'evento prevede inoltre la partecipazione di Daniela Deidda (voce recitante), e gli interventi musicali di Vincenzo Murino, del Coro Schola Cantorum Civitas Templi (diretto da Marco Ortu) e della Banda musicale Città di Tempio (diretta da Francesco Fara), che eseguiranno diverse interpretazione del brano.

Ad accompagnare il volume, inserito nella collana "Il Campo" delle edizioni Nota di Udine, un cd che raccoglie alcune tra le più significative versioni di "Non potho reposare", scelte per il loro valore documentale oltre che per le qualità artistiche degli esecutori. Diciannove tracce che propongono un viaggio musicale nella storia della celebre canzone.

(Redazione Online/v.l.)
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